La riflessione che vorrei offrire ai visitatori del sito internet di Avvocatura in missione, nasce da una più profonda conoscenza dell’Avv. Anna Egidia Catenaro, della quale ho potuto stimare sia il carisma particolare di persona consacrata, sia l’alto senso etico-cristiano nella pratica della professione forense.
Mi è parsa un’originale e straordinaria idea quella di creare e compattare in un’associazione gruppi di persone, che svolgono la propria attività nel mondo giudiziario, al fine di operare una preghiera di intercessione dinanzi al Santissimo Sacramento a beneficio di tutti gli avvocati, i magistrati, i governanti del mondo.
Da un punto di vista strettamente personale ho attraversato un periodo di vita, in cui il mio spirito di avvocato giaceva fiaccato da un’aridità simile a quella del vero deserto. Ciò per diverse motivazioni, ma certo anche per una serie di deludenti e brucianti vicende lavorative.
Sapere pertanto, che in qualche parte del mondo qualcuno pregava dinanzi alla Maestà del Padre Celeste anche per me, afflitto avvocato in difficoltà, ha risvegliato la mia linfa vitale riarsa e insieme congelata , ritemprando cuore, mente e membra stesse del corpo.
Ho letto la testimonianza di un Collega intitolata”Qualche perplessità”. Lo comprendo e lo condivido circa la difficoltà di navigare in un ambiente quale quello dei tribunali dove, diciamolo pure, l’acqua è tempestosa e torbida, e le questioni, persa ogni purezza giuridica, possono contaminarsi, sporcarsi e sporcare . Indipendentemente dal ramo civile o penale, credo che si debba poter agire con la libertà per il perseguimento della giustizia sostanziale, dove la menzogna e l’approfittamento debbono essere respinti come modus operandi e ragione dell’interesse del singolo. A mio parere può essere sostanzialmente giusto far assolvere il responsabile di un reato lieve, può essere necessario rinunciare almeno in parte ad una pretesa di carattere civilistico, se fondata su una speculazione probatoria . Ma in effetti è un problema di equilibrio, laddove la bilancia dovrebbe essere orientata per gli avvocati e i magistrati credenti non secondo i pesi degli uomini , bensì quelli di Cristo. Qualsiasi impresa ai fatti può risultare più semplice!
Ritengo che Avvocatura in Missione voglia essere il fiore di speranza per la giustizia nella giustizia e la giustizia per se stessi persino, poiché nessuno di noi professionisti vorrebbe vedere offese o frustrate le eque e meritevoli aspettative di tutela nella propria difesa: quindi, avvocato, non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto contro di te, da altri avvocati, potrei aggiungere rielaborando un concetto senza dubbio espresso meglio nel Vangelo, ma in definitiva già scritto nell’etica del cuore umano.
E’ difficile, anzi difficilissimo, sì, ma la Collega Anna si propone di risvegliare il senso nobile della professione, in aule grigie e cupe di tribunali, onerati dal peso di toghe buie, vessati da interlocutori sleali, agonizzanti noi stessi tra la scelta del bene o del male. E questo, solo perché si crede in Cristo, probabilmente per il valore della Sua Croce , sapienza incomprensibile, per una spinta assolutamente missionaria, al di là e molto di più del senso etico e deontologico, perché si deve credere che la vocazione ad essere avvocati è stata conferita ad ognuno da Cristo ed Egli se ne vuole servire . Aderire in concreto agli ideali di Avvocatura in Missione può creare in sostanza una crisi e delle doglie interiori, al punto che, oltre quella che è in effetti un’adesione formale, la persona avvocato si troverà a lottare forse irrisolto, anche per un tempo non breve. Eppure la forza dello Spirito Santo può generare un “nuovo movente” , che nutre le anime e che può far superare rabbia, umiliazione, disfatta, sterile agire, concupiscenze di svariata natura, tentazione dal recedere, quando la strada è aspra e dura.
Ancora però voglio essere soprattutto realista e umile nella debolezza: domani mi alzerò e farò l’avvocato con quel solito senso di nausea o disgusto, o per il giogo di un’ obbedienza alla propria sorte, o per denaro, quello per vivere e quello che bramo, o per vanagloria, o sdegnando qualcuno e privilegiando altri, o per semplice rabbia immotivata. Ma avrò ancora la possibilità di trasformarmi e trasformare l’arte del mio lavoro. Così la sera, o un giorno, la sera della fine della mia esistenza, non mi ritroverò solo e senza Dio, disastrosamente inappagato e con un senso di inutilità .
Avvocatura in Missione, oltre all’ardito fine della difesa della giustizia in Cristo, vuol ricordare che il reale arricchimento e la vera pace nella professione di avvocato risiede nella sequela del Dio Vivente, ed essa si presta viatico di così infinita aspirazione.La Beata Madre Teresa di Calcutta, infaticabile, strenua eroina della carità, per distinguersi da qualsiasi associazione umanitaria rispondeva così del suo operato: “ We do it for Jesus”. Noi potremo un giorno far lontanamente eco alle Sue parole? Dio benedica Avvocatura in Missione!
Avv. Rossella F. I. Mallardi