Meditazione sulla passione di Cristo

13 Nov 2009 | Riflessioni

Settimana Pasquale 2003

Meditazione sull’amore di Dio concretatosi nella istituzione dell’Eucaristia

Prima ancora di approfondire il tema di questo incontro è importante comprendere che, per poter concretamente accogliere l’amore di Dio, dobbiamo eliminare le ferite che quotidianamente le persone che ci circondano ci infliggono.

Gesù è nostro Maestro anche in questa difficile prova.

Rileviamo, infatti, che l’istituzione dell’Eucaristia è avvenuta tra il tradimento di Giuda ed il rinnegamento di Pietro: Gesù, vero profeta, pur essendo pienamente consapevole di quanto sarebbe accaduto, ha deliberatamente scelto di donarsi a ciascuno di noi per mezzo dell’Eucaristia.

Egli ha voluto farsi dono permanente per tutta l’umanità: il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue si rinnova sull’altare ogni volta che celebriamo la Santa Messa, e non come un “ricordo” di una esperienza esaurita in un dato contesto storico-temporale, ma come una sempre rinnovata, vera, concreta presenza hic et nunc. Non è un caso che il Signore, nella Sua misericordia di fronte alle nostre fragilità ed alla nostra incredulità, ci conceda per mezzo dei miracoli di sperimentare la Sua reale presenza nell’Ostia consacrata. Un esempio lo rinveniamo nella Particola conservata a Lanciano: quell’Ostia è un pezzo di cuore, avente gruppo sanguigno AB!

Ma – e torniamo al punto di partenza di questo incontro –, come possiamo riuscire a vedere e a capire questo Amore di Dio, noi che non riusciamo a perdonare, che non riusciamo a superare le offese che ci vengono fatte, che non riusciamo a fare subito il salto di grazia del perdono, perché siamo tutti intenti a rimuginare dentro di noi sulle offese ricevute?

Gesù ci indica la strada: Lui ha offerto la Sua Vita, e per sempre, ancora prima di essere ferito ma sapendo in anticipo che sarebbe stato ferito! Gesù offre la Sua Vita per noi anche se sa che noi siamo pronti a ferirLo, a tradirLo, a non accoglierLo. Nonostante conosca i nostri limiti ed i nostri difetti, continua a riversare su di noi il Suo Amore, un Amore gratuito, puro, disinteressato, che prescinde dalla nostra risposta.

Ci dobbiamo lasciare “contagiare” da questo Amore, impegnandoci a rendere il Vangelo lettera viva: il Signore ci lascia liberi di scegliere se seguirLo oppure no!

E’ altamente probabile che scegliendo la via facile si riesca ad ottenere il potere, la ricchezza, così da diventare “i potenti della terra”; come è altrettanto altamente probabile che scegliendo di mettersi al servizio del Signore si debba “fare la gavetta”. Ma, del resto, Gesù ce lo ha detto chiaramente di essere nato non per ricevere gloria ed onori su questa terra ma per fare la volontà del Padre; e noi, come Lui, se scegliamo di entrare attraverso la porta stretta, non avremo la gloria della terra.

Però – e questo è essenziale – quando scegli Gesù le idee cominciano a diventare più chiare; Egli comincia a guarire via via tutte le nostre ferite, consentendoci così di accogliere il nostro prossimo e di perdonarlo.

Dunque, la via della santità è una via di martirio; richiede dedizione e coraggio; ci impone di scegliere Gesù e, poi, di lottare giorno per giorno per seguirLo.

Il cristiano non può essere “tiepido” e questo è ancor più vero per noi che stiamo evangelizzando un ambiente difficile quale è quello dell’Avvocatura: proprio perché ci rivolgiamo ad un ambiente difficile occorre essere decisi. Per essere forti in questa battaglia, per scardinare le maglie dei potenti dobbiamo armarci con le armi del Signore: la preghiera, che è un canale di amore, e la costanza e l’impegno. Invero, il Signore ci ha affidato un pezzo di terra incolto affinché diventi uno splendido giardino che dia fiori e frutti. Consapevoli di questo onere ed onore, non dobbiamo, però, lasciarci spaventare dal fatto di essere in pochi: il Signore vuole anche fortificarci, temprarci nella lotta, perché questa missione ha bisogno di gente forte nella fede e lo Spirito Santo lavora incessantemente in noi.

A questo proposito, voglio condividere con voi l’esperienza vissuta a Rimini, in occasione della preghiera ecumenica.

In quei giorni, tutte le preghiere innalzate a Dio avevano come fulcro la pace ed i poveri, ma – con mio stupore – nessuno pregava per i ricchi, per i potenti della terra. Di fronte a questa situazione mi sentivo impotente e sola – la nostra missione è proprio quella di pregare per i ricchi! – quando la pastora valdese, salita sul palco, cominciava a leggere il passo tratto da Isaia, cap. 32, 15-17: “Ma ancora una volta il Signore manderà su di noi il Suo Spirito. La terra deserta diventerà un giardino, e il giardino una foresta, e in essi regneranno la giustizia e il diritto. Poiché ognuno farà il giusto, vi sarà pace e sicurezza per sempre”. L’insegnamento che ne ho tratto è: “E’ inutile lamentarsi. Dobbiamo lavorare per far sì che il giardino che ci è stato donato divenga lo splendido giardino che è nel progetto di Dio”.