“Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Avvocato”
P. Ildebrando Scicolone
Mi trovo in una biblioteca di un Tribunale, di scienze giuridiche, storica, a parlare di un tema che mi è caro.
Quando mi ha contattato l’avvocato ho detto di che cosa dobbiamo parlare? Eravamo prima della Pentecoste ed allora abbiamo concordato di parlare dello Spirito Santo.
Noi abbiamo 3 capitoli nel Vangelo di Giovanni, il 14-15-16, che riportano i discorsi che Gesù ha fatto prima di partire, quando parla del “consolatore”, così è almeno la parola che usa la Bibbia italiana: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro consolatore. Ma consolatore non è la traduzione letterale del testo greco. Dal greco è paraclito, cioè ad-vocare, ad vocatus, quindi la traduzione letterale non è consolatore ma avvocato. Sta di fatto che l’avvocato non solo consola il cliente, ma lo istruisce raccomandandogli “quando il Giudice dice: voi avete fatto questo e questo…rispondi così . Cioè gli suggerisce anche le risposte: se ti chiedono così, tu rispondi così. E lo poi difende anche, fa un’arringa.
Allora il consolatore è solo una parte di quello che è lo Spirito Santo. Gesù promise ai suoi discepoli: sarete consolati; ma dice anche: quando sarete interrogati davanti ai Tribunali non vi preoccupate di quello che direte, di quello che risponderete, vi sarà detto in quel momento quello che dovete dire. Da chi vi sarà detto? Dallo Spirito Santo?
E poi lo Spirito rende testimonianza al nostro Spirito che siamo figli di Dio, dice S. Paolo in una lettera ai Romani, cap. VIII; ma questo Spirito che sta accanto a noi, cosa fa? Intanto egli, il Padre, vi darà un altro consolatore. Un altro. Il primo qual è? Il primo è Gesù stesso. Nella preghiera che Gesù dirà al capitolo XVII dice: Padre, finché io ero con loro li custodivo nel tuo nome, ma ora vengo a Te. Gesù è il nostro avvocato, lo dice S. Giovanni nella sua prima lettera, quando dice: Figlioli miei vi scongiuro a non peccare, ma se qualcuno ha peccato abbiamo un avvocato presso i padre: Gesù Cristo. Allora viene da pensare: se Giovanni dice nel suo vangelo: il Padre non giudica nessuno ma ha dato ogni diritto al figlio, ci giudicherà il figlio? Il Cristo pantocratore, è lui che siederà sul trono e metterà alcuni a destra e altri a sinistra. Il giudice è Gesù Cristo. Giovanni dice che presso il Padre abbiamo un avvocato, Gesù Cristo. Se il giudice è il nostro avvocato… che figura ci fa? Un altro consolatore significa: io me ne vado al Padre e vi mando, perché rimanga con voi… Notate bene che questo verbo “rimanere” per Giovanni è importante. La sua esperienza è un’esperienza di un evangelista, nell’incontro col signore Gesù si ferma su questo verbo rimanere. Ricordate quando erano discepoli del Battista, Giovanni Evangelista e Andrea, là c’era il Battista che diceva: Ecco l’agnello di Dio, e seguono questa voce, seguono Gesù, poi dicono: Maestro dove abiti? Venite e vedete. E rimasero con lui tutto quel giorno. Ora Gesù non può rimanere con noi sempre, fisicamente, sale al cielo poi ci manda un altro consolatore che rimanga sempre con noi. Vedete, questo “rimanere” è più antico ancora. Isaia 11: vi ricordate del testo famosissimo “Su di lui si poserà”, e Giovanni Battista, quando Gesù viene battezzato, dice: ho visto lo Spirito scendere e rimanere su di lui. Quindi non significa il passaggio, ricordate Sansone e Gedeone? Lui passava, li investiva della missione e poi si ritirava. Sul Messia rimane. E Gesù dice che su noi, dentro di noi rimarrà. S. Paolo dirà che noi siamo i templi dello Spirito Santo, che lo Spirito abita in noi. Bene questo Spirito avvocato rimane con noi e ci consola, ci coccola per così dire, ci fa crescere, ci aiuta a capire. E difatti poi i testi di questi 3 capitoli spiegheranno che cosa fa lo Spirito. La prima cosa che fa: ci guiderà alla verità tutta intera, ci farà capire tutto. “Avrei molte cose da dirvi – dice Gesù – ma non potete portarle adesso. Quando poi verrà lo Spirito, vi farà capire”. E noi vediamo che è andata così la cosa. C’è un testo enigmatico in Giovanni 16, Ve lo leggo. Siamo in clima di processo. Tutta la terminologia qui è processuale: «E quando sarà venuto, è bene per voi che io me ne vada perché se non me ne vado non verrà mai il consolatore, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio». Poi lo spiega, così diventa più chiaro: «Quanto al peccato perché non credono in me, quanto alla giustizia perché andrò dal Padre e non mi vedrete più, quanto al giudizio perché il Principe di questo mondo è stato giudicato».
Per capire queste frasi, io ricordo di aver letto l’esegesi che ne faceva a suo tempo, 30 anni fa, il Padre Pier Benoit, un esegeta francese, domenicano, che dice: per capire questa frase bisogna ritornare un po’ indietro al processo fatto a Gesù, processo che ha prodotto anche tante pubblicazioni, libri, romanzi, teatri, in televisione. Il processo a Gesù, è stato fatto un processo nel quale si sono trovati soltanto falsi testimoni. Quelli che avrebbero dovuto testimoniare a favore di Gesù, i discepoli per esempio, ad uno ad uno, se la svignarono tutti. Paura. E invece si sono trovati falsi testimoni che l’hanno fatto condannare, in quel modo che sappiamo. La colpa è di Kaifa, o è di Pilato, o è dei sommi sacerdoti, se la dividono in parti proporzionali. Pietro si spaventa, il popolo è accusatore, ma quando viene lo Spirito, il giorno di Pentecoste, passano 60 giorni, viene lo Spirito. Succede che Pietro diventa coraggioso: di fronte a una folla di gente che era tutto il mondo allora conosciuto, fino alla Libia, Cirene e tutto il mondo mediterraneo, ha il coraggio di parlare in pubblico, insieme agli altri 11, e dice: quel Gesù che voi avete crocifisso è resuscitato e noi ne siamo testimoni. Punta il dito. Io so che voi lo avete fatto per ignoranza. E allora che dobbiamo fare? Chiedono gli altri. Convertitevi e fatevi battezzare. E quel giorno ne battezzò circa 3.000. Allora lo Spirito, non Pietro, lo Spirito per bocca di Pietro ha convinto il mondo quanto al peccato loro, cioè li ha convinti che avevano fallito il colpo, peccare significa sbagliare il bersaglio. Si sono convinti quanto alla giustizia di Cristo, perché Pietro diceva: Voi avete voluto che fosse salvato Barabba, e avete ucciso il santo, il giusto, l’autore della vita. Si sono convinti che Gesù era un giusto. E allora uno dice: E allora perché è morto? Tutta questa scena? Gesù è morto per risorgere? Qual è il senso di questa morte e di questa resurrezione voluta, progettata? Il piano di Dio…, un uomo non avrebbe mai potuto inventare una cosa simile.
Io penso che se noi avessimo inventato il cristianesimo, lo avremmo inventato più ragionevole.
Un Dio che si fa uomo, ma che muore in croce… Perché quella morte? Ma perché quella morte ha segnato il giudizio e cioè la condanna, bisogna leggere così questa parola giudizio, la condanna del principe di questo mondo. Chi è il principe di questo mondo? Il diavolo, Satana, il padre della menzogna, il padre delle tenebre. Ormai il diavolo è stato vinto, aveva sempre vinto e aveva provocato la morte a chi? Io parlando della morte e della resurrezione del Signore, dico: la morte, personifichiamola un momento, si è fregata le mani quando Gesù era morto in croce, perché aveva detto prima: finora ho vinto sempre io, se riesco a vincere lui che è la vita, se io riesco a vincere Gesù che è la vita, io vinco per sempre. E pensava di esserci riuscita. E invece Gesù scende negli inferi, nel regno dei morti, e lì trova Adamo, Eva, e il terzo giorno, risuscitando, li tira fuori tutti, Adamo, Eva, liberi tutti. S. Paolo domanda: Dov’è ora oh morte la tua vittoria? Dove è il tuo pungiglione? La morte era andata per uccidere, ed è morta. C’è un’antifona del 24 settembre: O magnum pietatis opus, mors … Allora la morte è morta quando sul legno è morta la vita.
Ma questo a Pietro chi gliel’ha fatto capire? Ai cristiani chi l’ha diffuso nel mondo? Se non fosse intervenuto lo Spirito nel giorno di Pentecoste, gli Apostoli cosa avrebbero fatto? Sarebbero morti di paura.
Chi avrebbe portato avanti tutta l’evangelizzazione? Gli Apostoli l’hanno potuto fare perché furono ripieni di Spirito Santo come diceva Gesù, “Riceverete forza dall’alto”, è lo spirito che continua a rendere testimonianza.
Leggete il libro degli Atti degli Apostoli. Il protagonista vero non è né Pietro, nella prima parte, né Paolo nella seconda.
Il protagonista vero è lo Spirito Santo. Pensate a una frase sola nel capitolo XVI: Paolo parte per il suo secondo viaggio, dopo il Concilio di Gerusalemme (cap. XV). Siamo nell’anno 50. Paolo aveva fatto il suo piano di viaggio. E dice così ad un certo punto Luca: Attraversarono quindi la Figia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. Come gliel’ha proibito lo Spirito Santo? Ci sarà stato qualche impedimento però loro lo attribuiscono allo Spirito Santo. Poi a un certo punto raggiunta la Nisia si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro. Attraversata la Nisia giunsero a Triade, ed a Triade un macedone dice in sogno a Paolo: Passa in Macedonia. Passa in Macedonia perché lo Spirito due volte era intervenuto a cambiare il programma di viaggio, e l’ha portato fino a qui. Quindi è chiaro come la testimonianza dello Spirito continua a muovere i discepoli dalla Chiesa.
Lo Spirito è il testimone di Gesù, quello che testimonia il bene, e fa capire ai discepoli qual è il senso della missione del Cristo.
Poi ancora, Egli mi renderà testimonianza – dice Gesù – e anche voi mi renderete testimonianza perché siete stati con me sin dal principio. Allora la verità di cui lo Spirito è il custode e il promotore, vi guiderà alla verità tutta intera per capire il senso della missione di Cristo e il senso anche che la parola verità ha nel Vangelo di Giovanni.
Nel Vangelo di Giovanni verità non significa una frase vera, una affermazione vera, la verità significa verità rispetto alla figura, cioè compimento, realtà. Allora lo spirito è colui che porta compimento, porta pienezza, porta perfezione. Lo Spirito ha tutto questo compito.
Nella lettera ai Romani lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. Quindi è sempre lo Spirito che ci fa prendere coscienza non solo di quello che Gesù era ma anche di quello che noi siamo. E voglio dire un’altra cosa: Gesù spesso nel Vangelo, ed è un tema carissimo a Giovanni, parla della luce. Trovare la verità, raggiungere la verità, volere la verità è un sinonimo a fare luce.
Nel Tribunale lo scopo è di fare luce, di fare chiarezza, di arrivare alla verità… quando la si vuole…, perché tante volte in questi palazzi di giustizia bisogna lamentare che non c’è giustizia. In questa aula sono stai fatti processi, Dio ci perdoni se sono stati fatti processi ingiusti. Dovremmo avvicinarci di più a quella famosa valle di Josafat dove ci sarà il giudizio di Dio. È lo Spirito Santo comunque che ci deve fare chiarezza… egli è luce. Allora tutti quelli che sono i doni dello Spirito – sapienza intelletto – che siano i doni di uno che deve giudicare, i doni di uno che deve appurare la verità, e soprattutto la capacità di aiutare – e la Bibbia è piena dall’Antico al Nuovo Testamento, di aiutare gli orfani, le vedove, i poveri, i deboli, coloro che non hanno nessuno, perché quando io penso “avvocato” penso uno che difende, che difende il vero, la giustizia, che non guarda né a cariche né a persone.
Lo Spirito Santo sarà con noi perché Gesù non vuole che noi rimaniamo orfani. “Non vi lascerò orfani ma vi manderò l’avvocato”. Se questo spirito di Dio, che è lo spirito di Gesù, prosegue nella sua opera, Gesù era vicino a tutti quelli che non contavano, con scandalo degli altri, “Mangia con i peccatori” dicevano a Gesù, oppure toccava i lebbrosi, che non si poteva, lasciate che i bambini vengano a me, le donne… Gesù è uno che si è preso a cuore tutti quelli che non avevano voce, che non contavano, e in questo senso lui era l’avvocato dei poveri, ha fatto bene ogni cosa, ha fatto parlare i muti… quante volte noi facciamo tacere i muti? Quante volte spegniamo le voci? Invece dovremmo dare voce a chi non ha voce. Gesù ha fatto parlare i muti e ha fatto ascoltare i sordi. Gesù ha fatto tutto questo, poi ci ha mandato un altro che continua nella Chiesa tutto questo. Purtroppo forse non sempre anche gli uomini di Chiesa si sono fatti sempre voce dello spirito. Quante volte il Papa ha chiesto perdono per le ingiustizie che la Chiesa ha commesso nella storia, o per le incomprensioni? Non siamo stati in certi casi voce dello Spirito, o segno dello Spirito, o presenza dello Spirito? Allora, questo ambiente che è per la giustizia, per la verità, per fare luce, dovrebbe essere l’anima del rinnovamento della società, per noi cristiani l’anima del rinnovamento del mondo. Noi cristiani abbiamo una responsabilità, ed è la parte spirituale che ci interessa, il cambiamento dobbiamo operarlo in noi, perché se tu cambi, allora gli occhi tuoi sono disincantati, tu non cerchi interessi fuori dai tuoi interessi personali.
Che lo Spirito Santo ci dia luce per vedere e forza per combattere. Forza per tener testa a tutte le implicazioni che ci possono essere. Questo è quello che auguro a voi: che lo Spirito Santo sia per ciascuno di voi come l’avvocato ispiratore. S. Gregorio Magno è sempre raffigurato con una colomba all’orecchio. Era lo spirito che gli ispirava la musica gregoriana, ma non soltanto, gli ispirava le cose da dire e da fare, lui che era non soltanto il vescovo di Roma, ma il Prefetto di Roma, quindi si interessava della città e nello spirituale e nel materiale, e lo Spirito lo consigliava. Sul logo di Avvocatura in missione vi è una bilancia con sopra una colomba: è la bilancia della giustizia; questa se è animata, covata, fecondata dalla colomba dello Spirito Santo allora abbiamo speranze, altrimenti bisogna aspettare l’altra giustizia.