Intervento Sen Tino Magni al Convegno “Colloqui per la pace” 19 giugno 2024 in Senato sala Koch

15 Lug 2024 | Convegni, Evangelizzazione dei politici

Sen. Tino Magni (Gruppo Misto)

Grazie dell’invito, io non c’ero nelle altre occasioni, però vorrei ringraziare davvero di questa discussione, perché ho sentito molti interventi di tutti i miei colleghi, che prima hanno potuto esprimere la propria opinione. Dico subito che se forse discutessimo in questo modo anche tra di noi nella politica, qualche passo piccolo in avanti lo faremmo, perché ho sentito la discussione, che è di grande disponibilità. Ora parto da un dato, all’inizio si parlava di mediazione, capacità di mediazione, ora di fronte ad una guerra, che i è una sconfitta per tutti noi, la prima cosa sarebbe quella di fermarla quella guerra, io, avendo una certa età, ho anche partecipato, perchè ho avuto ad esempio la possibilità di andare nella Jugoslavia, la Ex Jugoslavia; quando ci fu il conflitto dei Balcani, conoscevo molte persone che a Sarajevo, dalla sera alla mattina hanno incominciato a farsi la guerra tra di loro; insieme ad un piccolo gruppo di amici e compagni, abbiamo cercato di portare il nostro piccolo contributo per vedere di dare aiuto allo scontro che avveniva tra bosniaci, serbi, croati, cercando di costruire, di tessere ed alla fine, in quella realtà si è trovata una mediazione, grazie molto anche ai militari italiani, alle forze militari italiane; come hanno dimostrato nel Libano, anche in quella occasione, una grande capacità di mediazione, a differenza di altri ,perché quello che è successo in Serbia non è una cosa di cui nessuno si è accorto, altri militari non l’han vista o non l’hanno voluta vedere. Dicevo grande capacità di l mediazione, la Serbia non è più quella di prima, anche nei confini, perché la situazione ha portato a trovare la mediazione, che è un confronto tra due belligeranti, tra due persone, tra due soggetti che stanno facendosi la guerra. Se pensiamo anche in questa discussione che qualcuno deve in qualche modo vincere sull’altro, non c’è lo spazio di mediazione, a me pare che la politica e in particolare tutte le istituzioni internazionali abbiamo perso qualsiasi potere perché non hanno avuto questa capacità (di mediazione): anche queste associazioni internazionali, che avevano il compito di intervenire per poter mediare la situazione ,si sono sentite escluse, impotenti a fare questa cosa, quindi in sostanza è necessario riprendere un dato : prima cosa c’è la battaglia e lo devo ammettere, io che non sono credente, che Papa Francesco ci ha insegnato molte cose su questo terreno : necessita la cessazione del fuoco, la prima cosa da fare è far tacere le armi, perché la mediazione non avviene con le armi, le persone si sparano l’un l’altro e quindi per cessare il fuoco bisogna fare quello che diceva adesso il Senatore Patuanelli, smettere di inviare le armi, però questo non è quello che sta avvenendo in questo momento, la discussione che sta avvenendo in questo momento è quante armi si mandano, senza che ci si domanda quante persone muoiono, quanti bambini muoiono, quanti civili muoiono, perché poi sostanzialmente i civili sono quelli che ne pagano un prezzo; quindi dobbiamo alzare fortemente questa riflessione. Dicevo prima che, avendo sentito molti interventi necessità che bisogna operare per costruire un livello di mediazione e quindi che bisogna fare di più non tanto sulle armi, ma quanto per costruire luoghi di confronto, di discussione, per fare in modo che ci arriviamo al cessate il fuoco, mi pare un grande passo in avanti se fosse così e il nostro paese potrebbe influire anche nei confronti degli altri paesi. Ho sentito parlare ad esempio di Unione Europea, che non ha avuto una capacità di avere un’unica parola, perché ognuno ha cercato di accreditarsi a seconda delle proprie, non dico convenienze, non credo sia questione di convenienza, è una questione però anche di essere supremazia rispetto a un altro, quindi in sostanza andare in una certa direzione, quindi penso che questo è il dato fondamentale, che bisogna fare, costruire. Quante volte abbiamo sentito criticare il movimento pacifista, fare la pace, diceva Del Rio, significa fare una lotta per la pace, bisogna mobilitarsi per la pace, vediamo migliaia e migliaia di giovani partecipare su questo terreno, perché sono il futuro per noi e per tutta l’umanità, però questo è un dato che oggi non c’è e quindi proviamoci noi, perchè oggi mi pare che c’è una disponibilità, proviamo a fare dei passi in avanti, io non sono amico di tutti, però se vogliamo fare la pace, i conti con la Russia vanno fatti, e per questo non è che si può far finta di niente, bisogna fare i conti a meno che si pensi che si possa sconfiggerla militarmente, ma a quel punto non si può dire “armatevi e partite”, bisogna fare un’altra cosa, aprire un confronto e non è una bestemmia aprire un confronto, anche perché è l’unico modo per trovare, ripristinare ad esempio dei confini. Come si diceva prima molto bene, molto meglio di me, c’è l’ordine mondiale, però bisogna avere almeno questa determinazione, questo vale in Ucraina in Europa, ma vale anche in Medio Oriente. Anche qui siamo di fronte al fatto di un massacro del popolo palestinese, ci sono due popoli, ma non ci sono due stati, ma non perché non lo ha voluto la Palestina lo stato, perché non si può avere uno stato in cui non c’è un luogo in cui abitare, perché questo è il dato fondamentale, quindi bisogna riconoscere che se c’è lo stato ,se c’è uno stato di Palestina, ci deve essere anche un luogo dove la Palestina possa stanziarsi ed abitare, dove i palestinesi possono abitare, possono darsi le proprie strutture, come si dice democratiche e andare in questa direzione, però siamo di fronte a questo fatto. Io un giorno discutendo di questo tema ho ricordato cosa disse l’onorevole Andreotti, il quale di fronte a una domanda sui palestinesi diceva che se un bambino ogni giorno deve stare mezz’ora lì, cioè viene messo in una condizione di non essere libero, come pensate che cresca? E’ ovvio che cresce con l’odio nei confronti dell’altro. Allora finisco, bisogna lavorare per costruire la pace nel mondo, beh personalmente vivo anche da militante e partecipo a missioni di pace sulla questione in particolare della rotta balcanica, mi è quindi capitato di incontrare molti giovani afgani che non han mai visto la pace nella loro vita, perché hanno 15-16-18 anni, hanno fatto migliaia di chilometri a piedi, ma se quando arrivano alle porte dell’Europa li prendiamo a bastonate, tagliamo loro le scarpe, perché così tornano indietro a piedi e si massacrano i piedi, perché è questo quello che avviene e io lo posso dire perché l’ho visto più di una volta al Sud America e via dicendo, luoghi in cui ci sono andato parecchie volte, se succede questo, è chiaro, ma che idea avranno dell’Europa, che idea avranno del mondo cosiddetto occidentale, istruito, democratico ? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre, quindi io francamente torno indietro e spero che tutti insieme facciamo una battaglia, una lotta, perché la prima cosa da fare è la cessazione, il cessate il fuoco da ambo le parti, da tutte le parti, perché è il presupposto per iniziare una mediazione, un negoziato per dare un percorso di possibile uscita dalla guerra e per la pace. Grazie