Sen. Malan (FdI)
Intanto grazie per l’invito, grazie per l’iniziativa, innanzitutto perché il fatto di avere un convegno, un evento qui al Senato dove partecipano tutte le forze politiche, dove partecipano gli illustri relatori da fuori del Senato, che abbia come argomento la pace, questo effettivamente non ce l’avevamo mai avuto, non che manchi il desiderio di pace però non c’era mai successo; ed il solo fatto di parlarne è già un aspetto positivo perché ogni tanto sembra che parlarne sia problematico in sé, invece il vero problema evidentemente sono le guerre, guerre purtroppo sono una realtà costante della storia dell’umanità, sono cambiati i mezzi, cambiati i tempi, cambiate le motivazioni, ma continuano ad essere estremamente numerose e sanguinose e portatrici, in un mondo sempre più interdipendente, di squilibri anche dove effettivamente non si combatte, come grazie a Dio è stato da noi per gli ultimi 80 anni. Ogni conflitto ha la sua particolarità, le sue motivazioni, ha le sue dinamiche, ma alla base naturalmente c’è il fatto che per qualcuno è giusto usare questo strumento in qualche modo per risolvere una qualche forma di conflitto cosa che la nostra Costituzione esplicitamente vieta tristemente ricca dell’esperienza della seconda e appena vent’anni prima o poco più di vent’anni prima la prima guerra mondiale (naturalmente molto spesso è difficile capire qual è quel qualcuno, se sia il primo, il secondo o se sono tutte due).
Ma evidentemente succede che qualcuno si senta in qualche modo autorizzato e addirittura che debba iniziare queste guerre; poi una volta che si iniziano e più vanno avanti è difficile perché quando parliamo di Russia e Ucraina e da ogni parte, da entrambe le parti ci sono state decine di migliaia, centinaia di migliaia di morti, giustificati con nobili principi (naturalmente ciascuno coi suoi principi e con la sua visione che a quel punto poco importa che sia distorta o meno perché tanto è quella che è stata prospettata) e questi soldati e tanti civili sono morti, a quel punto è difficile ma come hai fatto morire mio figlio mio fratello mio padre e adesso tu dici che fai la pace con quelli che hai detto che sono dei mostri e allora più si va avanti e più è difficile e bisogna però avere sempre un richiamo una responsabilità proprio prettamente politica e cioè che in politica e vale anche fuori della politica, ma in politica è particolarmente evidente, ciascuna responsabile delle conseguenze delle proprie azioni…non è questione di buone intenzioni o cattive intenzioni, ma se con le buone intenzioni qualcuno causa migliaia di morti che forse potevano essere evitati … quelli sono non sono morti di meno che se ci fossero state cattive intenzioni. Dunque occorre un realismo politico, lucidità politica, saper andare al di là degli aspetti inevitabilmente emotivi, sentimentali che emergono in ogni guerra e andare al di là.
Una volta io sono stato a lungo nella assemblea parlamentare Nato e andavamo spesso nel Caucaso dove c’era un conflitto purtroppo non terminato, Armenia, Azerbaigian e anche altri fronti l’Ossezia e così via, e c’erano alcuni colleghi che avevano l’approccio, colleghi di tutti i vari paesi che in questo momento mi riferisco a “non italiani”, che avevano l’approccio di dire “ma guarda che incivili che siete, che fate la guerra per questioni di confine per questioni etniche magari con qualche po’ di religioso, insomma siete un po’ siete degli incivili” e io senza dar torto ai colleghi però dicevo noi in Europa occidentale abbiamo avuto quindi abbiamo migliaia di anni di esperienza di guerre per i più svariati motivi spesso francamente davvero risibili, un principato che voleva qualche villaggio in più del principato altrui o altre cose di questo genere e dopo questi secoli e secoli di guerre abbiamo visto che negli ultimi 80 anni dove non li abbiamo avuti, poi sappiamo bene che in Jugoslavia ci sono state, oggi ex Jugoslavia ci sono state, adesso ci sono in Ucraina non è che siamo stati tutti esenti i però sicuramente ci siamo trovati meglio in questi quasi 80 anni di pace, allora ricordarci che noi non abbiamo nulla da insegnare col nostro passato o meglio non possiamo dire guardate noi allora vabbè guardate noi e lasciamo passare un migliaio di anni poi ne parliamo.
Ricchi delle esperienze che abbiamo avuto credo che dobbiamo avere questo senso di responsabilità e di realismo, e realismo vuol anche dire che appunto non basta la buona volontà, non basta dire vogliamoci bene e mettiamoci una pietra sopra, perché ci sono delle motivazioni, delle spinte, dei rancori, dei sentimenti che emergono, ma il senso di responsabilità che deve avere chiunque agisca con ruolo pubblico a maggior ragione a livello internazionale e che le nostre azioni hanno delle reazioni e anche le nostre inazioni possono avere delle motivazioni per cui è comprensibile in certe situazioni di conflitto non si può dire vabbè basta chiudiamo non è così facile, in alcuni casi probabilmente si può, ma non si può sempre perché non si può pensare, bisogna anche pensare che una guerra simile non riprenda dopo un mese dopo un anno dopo fossero anche dopo 10 anni, perché bisogna cercare di stabilire delle basi delle basi vere delle basi vere delle basi concrete per la quali ci siano premesse di pace.
L’Unione Europea era stata vista sin dall’inizio come un e in questo ha avuto un successo nel senso che Francia e Germania che si sono fatti la guerra con ampia partecipazione di altri Stati che si erano fatti la guerra per secoli e poi sono diventati insieme all’Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo sono diventati fondatori di quello che poi ha dato vita a questa entità sempre più grande che oggi in Italia è denominata Unione Europea… ma non bisogna dimenticare appunto che la vocazione è questa che è la vocazione è quella di far collaborare in modo pacifico a quel benessere comune Stati che hanno avuto conflitti anche sanguinosissimi, anche con propagande fortissime recepite da una parte e dall’altra e un giorno si è riusciti ad arrivare alla fine e anche poco tempo poco tempo dopo la guerra, molto poco tempo dopo la guerra gli avversari reduci da una parte dell’altra si stringevano la mano e si abbracciavano perché di solito i soldati sono gli ultimi a voler fare la guerra e persino i generali sono quelli che sono meno inclini a far la guerra a volte sono altri elementi che conoscono la guerra meno da vicino che vedono la cosa, come dire, magari con visioni anche giustificabilmente ampie, ma poi la guerra è fatta di persone che vengono ammazzate e persone che ammazzano e dunque l’impegno deve essere costante non c’è una ricetta unica, ma ci deve essere soprattutto la volontà e c’è un altro aspetto uno deve avere innanzitutto la pace in se stesso e deve pensare di portarla altrove per magari pensare di avere la pace in famiglia e con i vicini di casa perché a volte quelli che ci sono quelli che ce l’hanno quei politici perché litigano fra di loro parliamo di guerra di cui sono quelli che magari hanno conflitti sia pure raramente armati per questioni di un confine di 50 centimetri, di una siepe, di una grondaia per cui, e questo vale anche naturalmente per i politici, perché noi magari diciamo che bella la pace poi magari ci ha accapigliamo in modo ferocissimo per qualche cosa che forse potrebbe essere superato, però credo che appunto pensare di avere quell’obiettivo e credo che sia veramente l’obiettivo della di questa di questo servizio di questa missione che è l’impegno politico e per cui grazie davvero per quello che fate, grazie per questa opportunità