Sen. Del Rio (P.D.)
Purtroppo è vero che il vecchio detto latino “si vis pacem, para bellum” ha un suo significato ancora oggi, però soprattutto si vedono situazioni in cui la voglia di fare pace è qualche cosa che scatta dall’interno dell’essere umano con una coscienza da coltivare sin da ragazzi, altrimenti si cresce come guerrafondai e si può solo per forza pensare “si vis pacem, para bellum”.
Sì allora grazie, prima di entrare nella provocazione, volevo intanto salutare e ringraziare Suor Anna Catenaro e anche Massimiliano Romeo, che è stato in questo caso facilitatore diplomatico di questo incontro e già ci siamo ritrovati un anno fa, come è stato ricordato dagli amici prima e siamo arrivati a un passo da una risoluzione coraggiosa, che diceva in un momento particolare, si facciano, si comincino dei dialoghi intensi di pace e poi dopo anche se non c’erano le condizioni, l’importante è capire questo percorso verso il primato della politica, io lo definisco così, perché la guerra non è solo la sconfitta dell’umanità, sconfitta, della convivenza pacifica, della fraternità tra le persone, del rispetto reciproco, la guerra è un orrore pazzesco. Abbiamo visto queste immagini, che hanno anche il difetto di farci abituare, si pensa poi che in qualche modo si tendono a dimenticare, quando poi sono troppo immagini, come in questo momento, però non dimentichiamoci che le prime vittime della guerra sono i civili, sono le persone, le persone comuni, donne, uomini e bambini. La guerra in Palestina, abbiamo visto, ha provocato la morte di migliaia di bambini come non vedevamo da tempo e quindi è una cosa cui non possiamo abituarci. Ecco la prima cosa che dobbiamo dirci è che la guerra è il fallimento dell’umanità… e anche un po’, lo dico all’Imam grazie alla sua presenza qua con Mons. Mennini, è un po’ anche un fallimento delle religioni, nel senso che quando le religioni diventano uno strumento per giustificare la guerra, come accade purtroppo anche nella Guerra tra due popoli cristiani come sono il popolo Russo il popolo Ucraino, dove il patriarca diventa in qualche modo un elemento di legittimazione di un’aggressione di un popolo verso l’altro, allora dobbiamo capire che non possiamo arrenderci al dire le guerre ci sono sempre state, sempre ci saranno, lo dico specialmente perché vedo dei giovani qua, non possiamo arrenderci a questo, dobbiamo combattere perché il pacifismo è lotta, è lotta contro la guerra, contro la guerra, perché la guerra è il fallimento dell’umanità, ma è anche il fallimento della politica,come dice il Papa, perché la politica è essenzialmente la creazione delle condizioni di convivenza pacifica, di armonia, di diritti uguali per tutti, dove le vite contano uguali, fare la contabilità dei morti palestinesi ebrei, facendo distinzioni, come ha fatto Hamas in fondo non ha fatto un granchè, ( perché quelli erano degli occupanti); nel momento in cui differenzi una vita dall’altra, hai già perso, sei già sconfitto, quindi noi dobbiamo dirlo con molta forza che il nostro impegno è un impegno politico, perché se la politica non trova le ragioni per uscire dalla logica della guerra, la politica non c’è più, tant’è vero che perciò è nata la più grande operazione politica anche in Europa recentemente: l’allargamento ai paesi dell’Unione Europea, abbiamo costruito condizioni di benessere, di pace, il più inclusive nel sogno europeo…mi viene alla mente il fatto che i fondatori dell’Europa, uno dei fondatori dell’Europa, Schumann, nella sua celebre dichiarazione del 9 maggio del 1950 disse: ”Non abbiamo fatto l’Europa, abbiamo avuto la guerra” quindi non bisogna arrendersi, bisogna fare delle scelte, se non vuoi la guerra, devi fare delle scelte, la scelta che fecero i tedeschi e l francesi dalla guerra Franco-prussiana già citata dagli amici qui, sanguinosa, la Prima Guerra mondiale. la seconda Guerra mondiale fu quella di rompere questa logica con la politica della logica militare, della sopraffazione ,del dominio, della potenza, la logica della politica, ossia la logica del rispetto tra le popolazioni – chiedo scusa salutiamo e riceviamo segretario di stato Pietro Parolin … (applausi nda)…possiamo proseguire con l’intervento del Senatore del Rio..che stavamo parlando appunto del bisogno di pace – e quindi intanto questo è il primo elemento, l’elemento appunto di avere questa tensione, questo furore, questa voglia di combattere per la pace da parte anche nostra al di là degli schieramenti delle persone, sapendo che una delle questioni fondamentali anche nella nostra visione, perché poi la pace non va solo proclamata, ma vanno create le condizioni perché una pace ci sia, per cui una delle questioni fondamentali è il fatto che un altro sia per sempre nemico, lo ha detto di recente il documento dei cardinali vescovi europei, non bisogna arrendersi all’evidenza che i Russi e gli Ucraini, poiché ci sono tutti questi morti, queste vittime civili, persone che prima si frequentavano e adesso non più e adesso hanno avuto i parenti uccisi eccetera eccetera, che non ci sia la logica dell’odio, che continua a prevalere, non possiamo lasciare che rimangano per sempre nemici, dobbiamo trovare un modo per riaccendere un dialogo, come è stato fatto dopo la seconda Guerra mondiale dai fondatori dell’Unione Europea; il dialogo franco- tedesco ha determinato un salto di qualità della politica e dell’Europa, ma anche un salto di qualità importantissimo nel rispetto reciproco, nella uguale dignità dei popoli, quindi non possiamo lasciare che siano per sempre nemici, anche perché l’altra questione che vorrei sottolineare è che il nostro impegno politico deve essere sempre maggiore su questa cosa è che non c’è una guerra che non ci riguardi…ecco io negli ultimi due anni e mezzo devo ammettere che è cambiata la mia vita anche politica, il mio pensiero, il mio modo di stare nella quotidianità della politica, la guerra Russo -Ucraina mi riguarda, è una guerra Europea, io non voglio cedere all’idea che la Russia, sarebbe una chiara bugia, non è Europa: la Russia è stata culturalmente, geograficamente strutturale alla storia europea e deve ritornar; da questo punto di vista lo dico a Gasparri, io ho chiacchierando le ultime volte delle apparizioni di Berlusconi, io ho sempre apprezzato che ci fosse questa coscienza del popolo Russo, la cultura russa; lasciamo stare che questa è una aggressione ingiustificata, ingiustificabile, che ha rotto la dichiarazione di Helsinki, l’inviolabilità dei confini, è un’aggressione che non merita alcuna giustificazione e io sono per la legittima difesa, io non ho dubbi di coscienza e poi dico agli amici che questa sia la strada giusta e ne ragioneremo – ma comunque non rassegniamoci alla logica dell’odio, verso il popolo Russo, verso la cultura russa, perché i giovani di San Pietroburgo hanno gli stessi sogni dei nostri giovani, i giovani di Mosca sognano l’Europa, non sognano lo zar, dobbiamo capirle queste cose e quindi dobbiamo essere attenti; come i giovani palestinesi sognano la pace per il loro stato ,che non c’è ancora, ma che dovrebbe esserci invece perché possa esserci una pace giusta, ci sono delle condizioni evidenti perché la pace poi venga costruita e quindi il nostro impegno sotto questo punto di vista, il nostro impegno a non rassegnarci a queste logiche e all’ultima logica di cui parlo per ultimo, ma perdonatemi è una logica che ancora una volta in questi ultimi anni per me è ritornata prepotentemente a dettare l’agenda della politica, che è la logica della deterrenza, la logica della deterrenza militare; la logica della deterrenza militare non è una logica inevitabile, perché noi abbiamo passato dopo la grande paura, non mi ricordo chi la citava, forse il moderatore, dopo la grande paura di Cuba noi abbiamo passato anni in cui questa paura ha mosso gli animi verso la denuclearizzazione, cioè noi abbiamo ridotto le testate nucleari…è possibile! E’ una scelta! Non arrendiamoci adesso all’idea che per forza dovremmo armarci di più per essere più sicuri, perché questa scelta è una scelta sbagliata, perché per avere la pace bisogna fare le scelte giuste e quindi la logica della deterrenza….con le attuali testate nucleari già possiamo distruggere il mondo diverse volte, non c’è bisogno che l’Europa costruisca altre testate nucleari, è chiaro che non possiamo nemmeno aprire la porta; io ho famiglia, non è che se c’è un lupo fuori dalla porta di casa mia che vuole mangiare i miei figli io gli apro la porta, non è che penso che il pacifismo deve essere imbelle o consentire a chi ha volontà di dominio e di potenza di invadere la casa altrui; è chiaro, ma la deterrenza è sufficiente oggi, la deterrenza europea militare, se la vogliamo tenere dentro una logica, per cercare invece di concentrarci in altre logiche che sono quelle che hanno fatto grande l’Europa, grande la politica europea e hanno fatto dell’Europa un modello per tutto il mondo; perché l’Africa guarda all’Europa proprio come modello di sviluppo e di democrazia ed allora noi dobbiamo aiutare chi nel nostro paese e chi in Europa ha sempre giocato, su questo non c’è maggioranza e opposizione, noi tiferemo sempre per chi in Italia riesca, e se abbiamo critiche da fare, quando pensiamo che ci sia troppo poco in certi impegni internazionali e non perché vogliamo criticare il governo, ma allora dico che questo grande sogno europeo, che è stato costruito rifiutando la logica della deterrenza, della violenza, della sopraffazione e la logica delle armi in questo grande sogno europeo, di cui l’Italia è stata protagonista, può ritornare ad essere una luce in un mondo che sta prendendo una direzione sbagliata e quindi abbiamo bisogno certamente di un grande impegno quotidiano, perché questo questa rivoluzione può partire anche dal basso come partì dal basso la riduzione delle testate nucleari, col movimento dalla gente, del popolo, partì dalle persone, con la sensibilità dei grandi uomini politici noi dobbiamo ancora una volta cercare di non arrenderci ad una logica del riarmo, della deterrenza nucleare come mezzi di costruire la pace, la pace si costruisce con altri mezzi, che sono quelli del dialogo, del rispetto, della dignità che riconosce la dignità di tutti i popoli, di tutte le persone, quindi il nostro impegno è sicuramente comune su questo e grazie per questa occasione.