Intervento Mons. Paglia al Convegno Colloqui per la pace

19 Mag 2025 | Convegni, News

MONS. Vincenzo PAGLIA

Io voglio paragonare suor Anna ad un noto filosofo italiano, Benedetto Croce, il quale fece un unico intervento quando iniziò la scrittura della Costituzione Italiana: iniziò il suo intervento citando “tutto il bene creato è spiritus” perché disse “Di questo noi oggi abbiamo bisogno”. E soprattutto quando si parla si accende lumen cordium, noi abbiamo bisogno di un nuovo fuoco, di una nuova luce, per scrivere una carta che sia per tutti e non per qualcuno.

Quindi, suor Anna, io esorterei tutti ad invocare lo Spirito che è quella forza ispiratrice di cui tutti oggi abbiamo bisogno.

Perché quello che manca oggi è l’ispirazione, siamo tutti entrati nel nuovo millennio a testa bassa.

Ciascuno pensa a sé e questo fa parte di una cultura che secondo me è terribile.

Quando Papa Francesco dice che siamo in un cambiamento d’epoca non fa una affermazione sloganistica, dice che per la prima volta nella storia dell’umanità l’uomo con la sua forza può distruggere tutto, con il nucleare. Nel ‘45 con la bomba nucleare in un istante scomparvero 70 mila persone più tutte quelle che seguirono gli effetti. Ci siamo messi paura e abbiamo fatto qualche accordo.

Poi il disastro climatico. Io ero ragazzo quando mi dicevano che un battito d’ali in Brasile avrebbe potuto provocare un ciclone in California. Sono passati diversi decenni e un virus neppure vivente ma parassita parte da Wuhan, va in business class in Germania, arriva in una cittadina italiana, Codogno, e dopo una settimana l’Italia è a terra, altro che battito d’ali. Con i disastri climatici possiamo distruggere l’umanità.

E terzo con le tecnologie emergenti e convergenti noi possiamo ugualmente trasformare l’uomo.

Uno scienziato giapponese che invitai qualche anno fa al congresso che facevo con l’Accademia per la vita sulla robotica ed etica il quale sicuro sostiene che noi siamo l’ultima generazione organica, la prossima sarà inorganica, al litio, al mercurio.

Ora voi comprendete che di fronte a questo scenario apocalittico noi non possiamo distrarci. Ora la distrazione è avvenuta anche dall’insipienza, dalla mancanza di visioni per cui noi oggi abbiamo 52 guerre in alto e non sappiamo come farle finire.

Non solo. Giuseppe De Vita parla di una nuova religione che è quella della egolatria, il culto dell’io, il culto dell’ego che è la vera religione che guida, l’io assoluto e siamo rigorosamente monoteisti: non c’è alcun Dio al di fuori di me; se non ci inchiniamo a questo dio, altro che l’ira di Dio, e i femminicidi stanno qui, le assurdità di adolescenti che ammazzano i loro coetanei stanno qui. Tu mi hai tradito, vuoi stare con un altro e io ti ammazzo, ti elimino.

Questa ideologia ha come sfarinato il noi dell’humanitas e della societas. E allora parlare di pace non vuol dire semplicemente di accordi e molto di più. Ecco perché io sono convinto che è bene riflettere su questa prospettiva della pace che non è solo assenza di guerra: qui la pace è anche una nuova cultura, un nuovo tipo di sviluppo, un nuovo governo dell’intelligenza artificiale (tutti ne hanno paura oggi, io non ho nessuna ma ho paura dell’intelligenza naturale). Ecco perché anche convegni piccoli e grandi come questo sono particolarmente importanti e io credo che uno dei problemi oggi sia l’indebolimento della politica, cioè l’egoismo o il noismo (che sarebbe l’individualismo di gruppo) perché adesso i partiti sono tutti personali e a volte le nazioni sono personali quando il capo intende farsi interprete assoluto senza relativi equilibri.

Questo vuol dire che la politica, cioè la visione, è piegata a se stessa quindi non c’è. Allora per affermare se stessi si usa la forza, la potenza, il potere, non più la politica.

Io sono convinto che noi dovremmo recuperare una visione che in qualche modo ci accomuna: questo per me è il problema più grave e devo dire che per fortuna che c’è Papa Francesco.

Andando oltre una tradizione ordinaria e parlo della prima enciclica, Laudato sii: fino a quell’enciclica la Chiesa cattolica era pochissimo attenta (la prima confessione religiosa attenta alla dimensione ecologica era la chiesa ortodossa con il patriarca Dimitrios che è la fine degli anni 80 fece un piccolo programma su questa prospettiva).

Papa Francesco, avendo visto le problematiche di questa prospettiva qualora fosse stata compresa, ha scritto la prima enciclica la quale con molta chiarezza ci dice che il pianeta è la casa comune di tutti ed è una visione che non era scontata quando per la prima volta, dopo decenni nel ‘54 il club di Roma avvertì le grandi aziende a stare attente allo sfruttamento delle risorse della terra: i capi dei governi se ne sono accorti nel 2015 quando a Parigi si sono riuniti tutti hanno partorito un topolino.

Però la coscienza del pianeta è di tutti c’è che non possiamo distruggere la foresta amazzonica perché riguarda anche noi.

La seconda enciclica si interroga su chi abita questa casa: i popoli. Non gli italiani o gli americani o gli europei, tutti i popoli che formano un’unica sola famiglia. Questo purtroppo non è passato ancora: mentre sappiamo che il cielo ci riguarda tutti, la Terra la stiamo facendo a fette ancora, i confini sono diventati i motivi della uccisione che è una contraddizione profondissima perché il diritto ad abitare la Terra è originario diceva Pio XII.

Ecco perché la visione planetaria della famiglia umana deve costituire una nuova linfa della politica: questo significa che se ci sono problemi non dobbiamo prendere il cannone ma dobbiamo metterci attorno a un tavolo. E siccome i problemi ci saranno dobbiamo rafforzare la politica, non gli eserciti.

Io sono stato l’altro giorno a Peja, in Kosovo, dove un monastero è guardato dai militari italiani perché altrimenti succederebbe la rivoluzione e quindi il problema è se la politica deve guidare le vie della pace, non il contrario.

Io ho paura di questo riarmo forsennato perché non corrisponde ad un’altra prospettiva del dialogo forsennato, non c’è la spinta all’incontro forte, plurale, frequente. In questo io credo che la dimensione della pace debba ritrovare lo spazio nella forza della parola e dell’incontro, del convincimento.

Io una volta ho sognato un’ assemblea mondiale di tutte le mamme che hanno visto i loro figli uccisi nelle guerre e vorrei vedere chi dice che è stata una cosa buona. Questo per sottolineare che nelle profondità umane c’è la possibilità dell’incontro e questo comporta una consapevolezza articolata dell’Umanesimo, quindi anche del perdono e della speranza di ciascuno di noi possa cambiare. La rassegnazione è demoniaca perché vuol dire che uno è condannato a restare quel che è, questo è paganesimo puro tant’è che la Chiesa dice che è eretico chi dice che Giuda sia all’inferno.

Si deve sottolineare il bisogno di una visione della forza della politica che deve riconquistarsi il suo spazio nello scenario internazionale e la politica per definizione è l’arte dell’incontro, l’arte della capacità di dialogare senza eliminarsi: questa è la condizione fondamentale perché i popoli comprendono la forza della parola e diminuisca molto la forza unica delle armi.

Io tornerei allo spirito degli anni dell’immediato dopoguerra.

Faccio un solo esempio: il giovane economista cattolico venticinquenne Paronetto scrisse un volume di fronte alle tragedie della Shoah, del nazismo, del fascismo e del bolscevismo sul personalismo e lo mandò a Togliatti, d’accordo con De Gasperi e Montini. Togliatti, consapevole di non essere un grande filosofo, lo diede a uno studioso, Concetto Marchesi. Letto questo testo disse che andava bene e fu uno di quei motivi per cui si scrisse la Costituzione italiana, per tutti gli italiani e non per una parte.

Faccio due esempi. Quando La Pira voleva mettere il nome di Dio nella Costituzione furono i democristiani a dire di no perché rompiamo tutto; e quando si trattò di votare il Concordato e Concetto Marchesi era contrario, Togliatti gli disse “Tu quel giorno ti sei ammalato” e si ammalò, così passò il Concordato: questo per dire quanto la politica sia potente se c’è una visione, niente è impossibile alla politica e questa è la convinzione che ho io anche come credente.

E vale per tutte le religioni da quello che ho compreso. Parlo di quell’evento straordinario realizzato da Papa Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986: era l’anno della pace per l’ONU e Wojtyla l’anno precedente era molto preoccupato chiedendosi cosa si potesse fare come cattolici, come credenti per sostenere la pace e poi dopo qualche mese ci ritrovavamo e disse che aveva deciso di chiamare tutti i capi religiosi del mondo ad Assisi ad invocare da Dio quella pace che gli uomini non sanno darsi. E oggi le religioni sono tutte concordi (a parte di estremisti che fanno parte di quella idolatria) che la vocazione dei credenti è stare gli uni accanto agli altri e non gli uni contro gli altri – in questo senso i fondamentalisti di tutte le razze, cattoliche, ebree, islamiche, induiste e anche non credenti, sono coloro che non accolgono la convinzione ragionevole …………………..

Le religioni oggi sono grandi alleate ed è davvero problematico quando per colpa anche dei credenti ci sono religiosi che continuano a benedire le armi per le guerre sante, dopo la seconda Guerra mondiale questo non è più permesso, è eretico.

Ecco perché io mi auguro incontri come questi ci aiutano a comprendere che la vocazione alla pace è una vocazione di tutti gli uomini e donne di qualsiasi cultura, fede o esperienza.

 

AVV. CATENARO

A questo proposito io già se ricordate il 19 giugno avevo fatto schierare tutti i giovani dietro i parlamentari che erano presenti seduti nella sala Koch chiedendo proprio ai senatori di mettere in atto delle politiche di pace per decidere se poi volevano effettivamente costruire la pace per questi giovani oppure mandarli in guerra.

Ora dal 19 giugno di positivo vi è stato che è sorto l’intergruppo per la pace che vede raccolti 42 senatori italiani  e speriamo che questo possa portare frutto e che Trump possa raggiungere con la sua mediazione un accordo  serio con Putin. Forse oggigiorno vediamo che la situazione sembra peggiorata, i conflitti a livello mondiale si stanno allargando ulteriormente: ora non abbiamo la palla di vetro per sapere qual è il progetto di Putin o dell’America. Noi sappiamo semplicemente che, per chi è credente, l’artefice di tutto è lo Spirito santo (io dico sempre senza lo spirito Santo la Pace sarà difficile , non riusciremo a trovarla e far sì che le Nazioni la possano sperimentare).

Per questo è importante quello che abbiamo fatto all’inizio, l’invocazione allo spirito Santo che noi facciamo in ogni nostro convegno rispettando la laicità di tutti, però noi sappiamo che le cose impossibili in questo momento storico – come raggiungere la pace a livello mondiale, che è veramente una soluzione difficile, perché dove si spegne un conflitto se ne accende un altro.

L’altra volta noi abbiamo proposto l’intergruppo per la pace, poi con qualche senatore ho detto “Tutti e 42 dovremmo andare a chiedere udienza da Putin perché se veramente il cattivo della situazione è lui, noi dovremmo parlarci e non estrometterlo dal dialogo”.

Se vi ricordate io dissi anche che l’Italia per la sua posizione geopolitica poteva essere una nazione pilota per la pace perché se ci sarà un’aggressione magari saremo la prima nazione del Mediterraneo ad essere aggredita però se noi mettessimo in campo la nostra preparazione, la nostra cultura, tutto ciò che l’Italia ha, anche in questo momento dove l’Europa sembra sia stata estromessa da questi dialoghi, potrebbe recuperare una posizione di pacere, di mediazione , per agevolare la pace  tra Russia e Ucraina che è quella più vicina ,  ma da lì per poi arrivare anche ad Israele e alle altre nazioni.

Quindi io proporrò ancora che ci sia magari un dialogo, un incontro tra gli ambasciatori, questa sera non li abbiamo invitati proprio perché i motori sono bollenti, non abbiamo invitato né l’ambasciatore russo né quello ucraino come era nostro desiderio perché ci sembrava quasi di interferire con la politica più forte che si sta attualizzando in questo tempo, ci auguriamo che i dialoghi si intensifichino e noi continueremo ad essere strumenti di pace e di incontro, così come potremmo.