Intervento Card. Parolin al Convegno Colloqui per la Pace in Senato

15 Lug 2024 | Convegni, Evangelizzazione dei politici

19 giugno 2024
Colloqui per la Pace
Sala Koch -Senato della Repubblica
Roma

Intervento del Card. PAROLIN:
Buonasera a tutti. Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di intervenire, ringrazio per l’invito che mi avete rivolto, che mi è stato rivolto dall’Associazione “Avvocatura in missione” ed estendo un pensiero grato a tutti gli oratori che hanno condotto, stanno conducendo e condurranno la riflessione sul tema della pace e di quelle che sono le linee fondamentali degli interventi.
L’epoca che stiamo vivendo è attraversata da tante sfide, da grandi interrogativi sul futuro, da atteggiamenti di resa di fronte al male che sembra aver preso possesso delle nostre sorti minando l’avvenire dell’umanità; nei cieli di numerose nazioni si sono addensate nuvole oscure di guerra che impediscono ai popoli di vivere in armonia e in pacifica convivenza. Sempre più difficile diventa sperimentare l’incontro, l’apertura al dialogo rispettoso, all’accoglienza dell’altro senza esitazioni e diffidenze. Oggi possiamo dire che assistiamo al proliferare di nuove trincee in tutto il nostro mondo e la propensione è quella di irrigidirsi su posizioni ideologiche, risultato di un certo disagio sociale, che rischiano di avviare processi inarrestabili di autodifesa, i quali non aiutano l’integrazione e la socializzazione tra gli uomini.
Allora io sono compiaciuto, e per questo sono venuto qui anche questa sera, che l’Associazione “Avvocatura in missione” a cui aderiscono illustri professionisti, per la maggior parte giuristi, ormai presente in diverse realtà ecclesiali nazionali ed estere, ha come missione l’impegno di sensibilizzare coloro che amministrano la giustizia, in modo più ampio il mondo della politica, ad operare sempre con coerenza e ispirandosi al Vangelo e ai principi etici e deontologici. Tutto ciò lo realizza attraverso l’organizzazione di conferenze, istituendo scuole di formazione alla missione, momenti di condivisione e di preghiera. Ecco mi pare un contributo di grande rilevanza.
Come affermato di recente da Papa Francesco i giusti non sono i moralisti che vestono i panni del censore, ma persone rette che hanno fame e sete della Giustizia, sognatori che custodiscono in cuore il desiderio di una fratellanza universale e di questo sogno, specialmente oggi, abbiamo tutti un grande bisogno (è buono non solo non sentirsi nemici, ma andare forse un pochino più in là e riconoscersi fratelli, fratelli tutti, però dobbiamo già fare il primo passo che è quello di non metterci l’uno contro l’altro).
D’altra parte un tale obiettivo di pace necessita di inserirsi in una visione culturale e sociale ispirata alla giustizia. San Giovanni XXIII, nell’enciclica che certamente tutti conosciamo, la “Pacem in terris”, dichiarava che l’edificio della Pace poggia su quattro pilastri: la verità, la giustizia, la carità e la libertà; la giustizia è certamente uno dei quattro pilastri della pace insieme alla verità, all’amore e alla libertà. Non si può costruire la pace se non vi è l’aspirazione a radicarla nella giustizia ed è molto evocativo quanto afferma il profeta Isaia anche a tale proposito, che poi fu ripreso da Papa Pio XII come suo motto in un’epoca particolarmente difficile della storia dell’umanità: “Opus iustitiae pax” (la pace è l’opera della giustizia) che poi la riprende anche il Concilio Vaticano II, quando nella “Gaudium et spes” parla della guerra e della pace e dice che la pace non è semplicemente l’assenza di guerra, ma il rispetto della giustizia nel senso del rispetto dell’ordine che Dio ha immesso nella persona umana e nella convivenza umana, soltanto attraverso il rispetto di questo ordine si può assicurare una pace.
E in questo tempo segnato dalla guerra è urgente che i cristiani e non solo, ma tutti gli uomini di buona volontà prendano a cuore la causa della Pace: tutti siamo chiamati ad essere operatori di pace; dobbiamo farlo a partire dai nostri ambienti, dagli ambienti familiari e del lavoro, dalla scuola (è importante che la scuola diventi un laboratorio di pace), nelle istituzioni educative, senza tralasciare il mondo della politica, che proprio in quanto arte della mediazione e del possibile, è chiamata a tessere in campo sociale e internazionale relazioni di concordia e di amicizia.
È dunque necessario formare alla cultura dell’inclusione evitando la tentazione di cedere alla logica dello scarto e a quei pregiudizi e stereotipi che spesso alimentano chiusure e ostilità.
Insieme, dunque, dobbiamo adoperarci con responsabilità per diventare protagonisti di una nuova stagione culturale e politica, propositiva e positiva, che non abbia paura di dialogare: anche io l’ho ricordato alla conferenza della Pace in Ucraina, in Svizzera, e ho detto semplicemente che è l’unica via per assicurare una pace giusta (in questo contesto adesso soprattutto da parte degli Ucraini si insiste su questo concetto di pace giusta) e la pace giusta è la pace che si costruisce sui principi del diritto internazionale e sull’adesione alla Carta delle Nazioni Unite. Anche io ho insistito appunto che l’unica maniera è il dialogo, ma anche il dialogo è una strada impervia a volte, impervia se non c’è la volontà appunto di dialogare.
E sono persuaso che questi “Colloqui per la pace” da voi promossi contribuiscono a farci prendere cura dell’altro, ad accogliere il grido del debole, a chinarci sulle ferite dell’uomo contemporaneo per dare sollievo, a garantire un futuro alle nuove generazioni e speranza alla società.
Il nostro destino non è la morte, ma la vita, il nostro destino non è l’odio, ma la fraternità, non è il conflitto, ma l’armonia, non è la guerra, ma la pace: così ci ha ricordato il Santo Padre Francesco nella preghiera all’Immacolata di quest’anno, l’8 dicembre 2023.
Facciamo nostre queste eloquenti parole mentre auspico che questo incontro possa suscitare un rinnovato desiderio volto a rafforzare non soltanto gli ideali che serbiamo nel cuore, ma soprattutto la volontà di porre in essere progetti che diano frutti di bene per l’umanità.
La pace deve essere la stella che guida ed illumina le sorti di tutti popoli della Terra; per edificare una vera fraternità devono cadere dalle nostre mani le armi che offendono Dio e ledono la dignità di ogni essere umano: non possiamo noi, che siamo coloro che si professano cristiani, essere tiepidi nell’annuncio evangelico della Pace, Pace che per noi è Cristo.
Ed è la missione propria di questa Associazione ravvivare questo spirito di comunione, affinché aderiate in maniera autentica al progetto divino di tutelare la convivenza armoniosa nella giustizia e nella pace.
Ecco, questi sono i brevi pensieri che ho inteso condividere con voi. Soprattutto ci sentiamo tutti uniti in questo impegno, ognuno dalla sua parte, ognuno con il contributo che può dare. E credo che se c’è questa volontà corale di costruire la pace alla fine prevarremo con la pace e anche se sarà sempre una pace instabile, finché siamo in questo mondo, comunque non assisteremo più a quelle terribili realtà di cui oggi siamo spettatori e in parte anche protagonisti.
Ecco, quindi auguro un buon lavoro a voi e vi saluto di nuovo con molta cordialità.
Grazie.