Noi avvocati siamo abituati a pensare alla categoria giuridica del “Silenzio”come a qualcosa che paradossalmente ha un significato, benché in sé sembri essere inerzia, il nulla.
Vi è infatti, il silenzio significativo che può essere qualificato come “assenzo”.
Da questa categoria giuridica passiamo a riflettere se il “Silenzio”,dal punto di vista spirituale ha un significato.
Silenzio in sé, Silenzio di Dio, Silenzio abitato da Dio.
Come uomini, donne, del terzo millennio siamo immersi in questa civiltà industrializzata,che è civiltà del rumore, rumore cittadino del traffico , eccessi di suoni, che colpiscono non solo il nostro orecchio, il sistema nervoso ma soprattutto il nostro intimo.
Tutto ciò che circonda ed in cui è immerso l’uomo d’oggi ha portato al suo svuotamento, all’inaridimento dello spirito, che è l’espressione più significativa della perdita o mancanza di un rapporto personale con Dio.
Questo riempirci la vita di cose e di rumore e di interessi vacui ha fatto sì che non vi è silenzio attorno a noi e si ha paura del silenzio perché questo è inteso come solitudine, come abbandono.
Percepiamo il silenzio come vuoto, come assenza, come il nulla da fuggire.
Non riusciamo a concepire un silenzio abitato, un silenzio significativo.
La realtà frenetica non lascia spazio a Dio.
Nel silenzio l’uomo si sente solo, non accetta il silenzio perché in fondo ha paura di Dio e di se stesso, dei suoi pensieri, ha paura di incontrare Dio nel silenzio ed ha paura di incontrare se stesso.
Eppure, mai come oggi, l’uomo ha bisogno del Silenzio perché solo nel silenzio si può incontrare Dio.
Occorre silenzio attorno a sé e silenzio dentro di sé.
Occorre uno sforzo di volontà per non farsi sopraffare dai rumori esterni, che possono anche essere rumori di fondo, ma ognuno nel suo intimo può recuperare la sua dimensione di silenzio.
Nel silenzio è possibile riconoscere Dio.
Il Silenzio è una necessità interiore di ogni uomo, perché quel legame con Dio non viene mai meno, l’anelito del cuore a cui manca sempre qualcosa, è quella mancanza di Dio, è quell’aver perso il rapporto di ascolto e fiducia in Dio.
Nella storia abbiamo anche visto il silenzio di Dio, ad esempio nelle guerre fratricide, nei cataclismi terresti ed allora le reazioni di molti:”se Dio esistesse sarebbe intervenuto….Se Dio esistesse non permetterebbe…, se Dio esistesse…. Quindi il non credere in Dio è il risultato. Non avere visto l’onnipotenza di Dio in azione per scongiurare una catastrofe porta alla reazione di molti a non credere in Lui.
Per il credente invece la reazione è diversa: “Nonostante io non veda, io credo, nonostante io non veda l’intervento di Dio io continuo a sperare, nonostante io non veda io continuo a seminare per il regno di Dio, sì come il seminatore semino nonostante non sappia come sarà il raccolto. L’essenziale non è nel raccolto ma nella semina.
Nel silenzio è possibile riconoscere Dio.
Ricordiamo Gesù quando era inchiodato sulla croce, anche Lui ha sentito il silenzio del Padre quando urlò:”Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”, ma nonostante l’apparente silenzio del Padre, l’apparente abbandono del Padre, non scese dalla croce; restò, si fidò del Padre, e lo ha resuscitato da morte.
Ma anche di fronte a questa immagine di un Dio in croce, inerme, svuotato in apparenza della sua onnipotenza, ecco le due reazioni, da un lato il ladrone:”se sei Figlio di Dio scendi dalla croce”, o di chi lo ha deriso, beffeggiato, dall’altro la reazione di chi gli si aprono gli occhi,il Centurione lo riconobbe: ”davvero questi era Figlio di Dio”.
Quindi di fronte al silenzio di Dio, due reazioni contrapposte, l’una di rifiuto di Dio, l’altra di fede, di accoglimento, di liberazione, di ascolto.
Ed ancora, il silenzio di Dio nei santi. La notte oscura dell’anima, la prova, la tenebra, laddove sembra che avanzi ed abbia la meglio la tentazione, ecco le due reazioni: il rifiuto di Dio o il proseguire, fiducioso nella volontà di Dio.
I santi forse anche e proprio per aver vissuto l’oscurità, il silenzio, l’abbandono di Dio, son diventati santi, perchè sono rimasti coerenti benché non avessero più le consolazioni di Dio.
Chi è sceso in profondità nella propria solitudine e vi ha incontrato Dio, ha sperimentato che il silenzio non è vuoto, ma è abitato da Dio.
Sperimenta come nel diritto che il Silenzio può ugualmente avere un significato.
Chi ha incontrato Dio nel silenzio, nella solitudine è capace di comunione, di relazioni sane, di dialogo vero, di profondità di rapporti. Non ha paura del silenzio dell’altro, perché l’altro lo si può ascoltare intimamente anche senza parlare.
Allora cerchiamo dei ritagli di tempo da dedicare a noi stessi, al nostro bene, le vie sono molteplici, non solo andare su un alto monte, ma puoi andare in una Chiesa deserta in un giorno qualunque della settimana e stare qualche minuto, lì di fronte al tabernacolo per ascoltare il silenzio, per affinare il tuo udito a riconoscere quella voce di Dio che parla nel silenzio al tuo cuore.
Oppure, cercare un spazio di silenzio, anche quando sei tra la folla, nei Tribunali, e chiuderti per un attimo nella tua cella interiore e lì ascoltare la voce di Dio.
Sì perché Dio ti parla, devi solo metterti in ascolto.
Avv. Anna Catenaro
14.11.2012