A Roma per Avvocatura in missione
Il pane… : l’amore del Padre
Come avere un punto di riferimento? Un motore che non ci faccia girare a vuoto? Come legittimare una pausa di riposo che non sia evasione dalla realtà? Come non diventare dei freddi sicari al servizio del cliente? Come condividere un messaggio forte che faccia da spina dorsale in un ambiente di lavoro che sembra tanto inospitale e arido?
Ho voluto fare 800 km da Vicenza a Roma per sperimentare la proposta ispirata e faticosamente condotta dall’avv. Anna Catenaro e la sua Avvocatura in Missione.
La sera del 18 novembre 2002: una breve riunione operativa con altri avvocati per preparare il convegno del giorno successivo. “Un piccolo resto”, una preghiera comune, ecco riprendere improvvisa una pratica cristiana quasi accantonata, un mistero della fede, l’adorazione al Santissimo Sacramento in una antica piccola Chiesa, ben illuminata. In pochi eppure in pace. Fedeli ad un antico richiamo:” ascolta Israele”.
Ero estraneo ma lì a Roma tra i giuristi di Avvocatura in Missione mi sono sentito accolto.
Passa per la mente una Parola, per me, per noi uomini di legge, a fatica uomini di giustizia:
” quanto alla giustizia perché vado al Padre” Tutto ricomincia lì, con un ritorno al Padre, buono, da mangiare… proprio ” un pezzo di pane”.
” Io non credo in dio, io credo in Dio Padre” (L.Boff)
Ecco la fede fiducia, una decisione personale. Per conservare la speranza.
Poi l’incontro con Don Giovanni D’Ercole. Apre Anna rievocando la sua chiamata a portare Cristo tra gli avvocati nell’anno giubilare seguendo alla lettera le indicazioni del Santo Padre. Parla a braccio, senza discorsi preparati, ricordo perfettamente tutto quello che ha detto, comunica quello che è, ha sentito la chiamata del Papa a portare Cristo nei proprio luoghi di lavoro. Ha risposto. Ferma, quasi ostinata. Contro tutto e tutti. Una sfida impossibile. Secondo gli insulsi clichè della cultura dominante l’avvocato deve essere duro, insensibile, il cristianesimo è debolezza, distrazione, fuga,… Eppure in questo terreno apparentemente arido il progetto Avvocatura in missione mette radici, si avvera, alcuni avvocati a Roma si uniscono ad Anna, sono iniziate altre esperienze, un sito internet di tutto riguardo. Ci siamo dimenticati che i miracoli accadono: “nulla è impossibile per chi crede“.
Anche lì a Roma il 19 novembre tante persone rispondono al richiamo del Signore che si è servito del piccolo gruppo incontrato la sera prima per diffondere l’invito. Un piccolo resto.
Un opera inimmaginabile. Così dopo tanta preparazione a mezzogiorno del 19 novembre 2002 nella sede della Cassa Nazionale Forense tante persone abituate a lavorare freneticamente, si trovano a parlare d’altro, si fermano e riflettono sull’essenziale.
Ascoltano Don Giovanni D’Ercole, un sacerdote spesso presente in televisione.
Il tema è ” Giustizia e pace si baceranno”. Ci invita a tenere ferma la divina giustizia, la porta stretta per entrare nella via della pace. Una traccia importante. Non Impossibile.
Nulla è impossibile a Dio, neanche ispirare e far permanere una associazione cristiana a priori ragionevolmente non fattibile Avvocatura in missione.. non siamo soli… c’è Gesù. Vivo…
Per i partecipanti, gratuito, un bel libro con tante citazioni sulla giustizia. Nel piccolo volume sono citati Platone, Gandhi, Epicuro… Altro che integralismo. Apertura. Con giudizio..
…spezzato..: la verità della Vittima:
Sono andato nella Chiesa del Santo Spirito vicino a S. Pietro ed ho visto l’immagine di Gesù Misericordioso. Ho riflettuto su quel quadro, un icona significativa dell’essenza del cristianesimo.
Gesù misericordioso: una persona che ” ama sino alla fine”, gli occhi di un morente sfinito dal dolore che continua ad amare.
Ho ripensato al Santissimo Sacramento: Dio non è solo buono come un pezzo di pane, prima il pane è spezzato, si lascia spezzare dagli uomini.
Gesù ” lo riconobbero nello spezzare il pane” nel segno più umile del pane spezzato. Perché? Lo spezzare è un linguaggio che conosciamo, segna la nostra storia, la nostra natura più nascosta, la nostra tendenza più maligna, carnefice, macchiata dal peccato originale. E’ facile in tanti accanirsi e spezzare una persona, dimenticandola, imponendo un comportamento a lei sgradevole, prendendola in giro contro la sua volontà .. capita anche a noi, contro la nostra volontà di essere vittima. E’ la difficoltà, il rischio del nostro lavoro. Anche il cliente si rivolta contro. E’ la pace come la dà il mondo, a spese di qualcuno ” odiato senza ragione”. Per questo qualche volta il lavoro non ci piace, ci fa paura. Talvolta noi stessi ci condanniamo, ci maltrattiamo. Con un’immaginazione senza speranza. Domestico carnefice. Gesù lo sa e si è incarnato, ha cercato di farci cambiare idea. Invano. Nessuno ha compreso: ” misericordia io voglio e non sacrificio”.
L’amore , non la violenza. Inascoltato Gesù ha dovuto entrare lui stesso in questo meccanismo violento, infernale per subirlo, esporlo, sconfiggerlo e perdonarlo.
“La mia vita nessuno la prende sono io che la dono” Gesù al nostro posto ha dato Lui il suo corpo e il suo sangue all’umanità che non sa rinunciare al sacrificio. Non c’era altra via per amare l’uomo. L’amore del Padre si rivela in pieno nella vittima crocefissa e innocente: guidata e sospinta dallo Spirito. Gesù, la Vittima crocefissa, per la prima volta nella storia, perdona e risorge. E’ un’esperienza che si ripete in modo incruento ogni giorno nell’eucarestia, credendo alle Parole dell’ultima cena..
Ecco la fede sacramentale, una partecipazione ad un evento reale di violenza perdonata, di vero amore. Così ancora il giorno dopo mi accosto all’Eucarestia. Una Comunione che mi ama e comprende, amata e compresa. Per ripartire. Veramente amati si può ricambiare. Senza paura, cioè con fede. Lo dovremmo fare tutti:” la messe è molta ma gli operai sono pochi”.
Gesù non ci chiede di spezzarci, lo ha già fatto Lui una volta per tutte.
Occorre flettersi ” imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Don Giovanni D’Ercole ce lo ha mostrato nei fatti. La mattina del 19 novembre prima e dopo la conferenza ha accolto tutti con tatto, umiltà, è stata questa la sua prima parola, quella più importante. Accettare il contributo specifico di ogni persona, poter entrare in tutti come Cristo, e, per questo, occorre prima genuflettersi imparando a dire, sempre, “Gesù è il Signore”: è Lui che rivela i talenti di ognuno: ” chi ama è conosciuto da Dio”.
Avv. Mirko Ruffoni