Appello a papa Francesco

20 Apr 2020 | Covid

Avvocatura in Missione

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      Roma, 9 aprile 2020   

                                                                                                              Sua Santità Papa Francesco, 

Santità Papa Francesco, 

Ella dall’inizio del suo Pontificato ci ha esortati ad uscire, ad andare alle periferie esistenziali per portare Cristo.

 Negli ultimi giorni a seguito della pandemia, da S. Marta  Lei ha  richiamato i suoi  consacrati a non essere i don Abbondio, ha esortato ed incoraggiato  i  sacerdoti a farsi prossimi ai malati e ai moribondi.

Eppure nonostante le Sue parole  e i Suoi gesti, come la Sua visita alle chiese di Roma, non riusciamo a comprendere come mai le chiese in quasi tutta Italia siano sprangate.

Davvero pochissime restano aperte e ciò finché non arriva qualche autorità di polizia che nel constatare la presenza anche di uno sparuto gruppo di persone, benché distanziate tra loro, le sanziona, le terrorizza , le manda a casa e le chiese ancora si chiudono.

I sacerdoti  per lo più fanno obbedienza ai loro vescovi che hanno chiuso, i vescovi fanno obbedienza alla direttiva iniziale emessa dalla Cei che ordinava la chiusura, la Cei a sua volta obbedisce ai provvedimenti presi dal governo Italiano, il quale, pur non avendo chiuso le chiese, poiché non rientra tra i suoi poteri e giammai lo potrebbe fare, ha di fatto ottenuto lo stesso effetto, ritenendo di dover sospendere le cerimonie religiose, altra decisone che non poteva prendere.

Detta decisione è avulsa dalla  specificazione di sospendere solo se vi è assembramento, pertanto si è creata di fatto la sospensione anche in presenza di due, tre persone in chiesa con il sacerdote.

Non voglio addentrarmi nel problema giuridico che noi giuristi abbiamo doverosamente già rappresentato sia alla Cei, sia alla Segreteria di Stato, ma rileviamo che nella comunicazione non vi è stata un’unica linea chiara e coerente, non vi è stata una sola voce, ma tante voci a volte confuse, come una Babilonia.

 Per cui il 90 per cento dei vescovi ha inteso non solo di non dover fare messa con il popolo, ma neanche con poche persone , ed  hanno chiuso le porte per non far accedere neppure per una preghiera privata.

L’Italia, e quindi Roma che ospita il Vicario di Cristo, è sempre stata vista dal mondo quale centro della cristianità, qui è morto Pietro, qui venne Paolo, l’apostolo delle genti, ed ora invece Roma viene vista anche dall’estero come un segno di contrasto con il passato, con la sua storia bimillenaria.

Queste Chiese sprangate, con sacerdoti spaventati,  fa tornare alla mente la paura dei discepoli dopo la morte di Gesù; nonostante  fossero vissuti con Lui, erano tutti confusi, sparpagliati, Pietro addirittura è arrivato a rinnegare di averlo conosciuto.

Gli stessi che hanno vissuto con Lui, anche dopo aver ricevuto l’annuncio della risurrezione, dopo averlo veduto e toccato non si fidarono ancora, si chiusero dentro, sprangando le porte per la paura dei giudei.

Ecco la chiesa che vediamo in questi giorni  fa pensare a quella Chiesa impaurita dei primi giorni, dopo la Pasqua. Cristo è risorto ma i discepoli vivono come fosse ancora morto.

Dovrà arrivare la Pentecoste per superare la paura e trovare il coraggio di uscire.

E così oggi noi, abbiamo ricevuto l’annuncio ma manca la Parresia, manca la forza dello Spirito, manca una fede viva che smuove le montagne.

Gesù  ci ha detto: “In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”.( Mtt 17,20)

Vediamo ogni giorno persone fare la coda al supermercato, perché non potremmo fare lo stesso per ricevere il corpo di Cristo?

Vogliamo fare la coda Santità( e magari ce ne fosse tanta!), per ricevere il corpo di Cristo, vogliamo rispettare le norme del distanziamento ed allora ho un sogno: potremmo usare P.za S.Pietro a Roma il giorno di Pasqua con 50 sacerdoti sul sagrato e quindi 50 code di persone distanziate anche di due metri una dall’altra per venire a ricevere il giorno di Pasqua il corpo di Gesù, anche in poche centinaia, come esempio  da dare a tutti i vescovi, a tutta la Chiesa.

E così tante altre basiliche e parrocchie  potrebbero riaprire almeno al sacramento della comunione, anche fuori della Messa, se necessario in questi primi giorni, vi sono tanti luoghi esterni da poter utilizzare.

Santità , lei è sempre stato sì gesuita, ma tutta le Sue comunicazioni e decisioni sono state carismatiche, fuori dalle regole rigide,  per essere pronto ad abbracciare la novità dello Spirito.

Ora è tempo di novità, di inventarci nuovi modi di incontro e nuovi modi per vivere il nostro quotidiano, ma la novità di Cristo nessuno ce la potrà togliere.

A nome di tutti i credenti desiderosi di ricevere la santa Eucarestia Le faccio questo appello:

ridateci Cristo e questo ci basta.

Con devozione filiale,

Avv. Anna Egidia Catenaro

Presidente Avvocatura  in Missione

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