BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA PERCHE’ SARANNO SAZIATI

26 Nov 2009 | 1999-2003, Convegni

BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA PERCHE’ SARANNO SAZIATI ( Mt 5,6)

( Conferenza presso la Biblioteca De Marsico a Napoli, 8 maggio 2003)

  INTRODUZIONE

Prima di iniziare, con semplicità, vi chiedo di alzarvi in piedi e … nella piena libertà, ognuno si senta libero, se vuole, di segnarsi con il segno della croce, e aprire il pieghevole dove nella facciata di destra abbiamo l’invocazione allo Spirito Santo che vogliamo invocare su di noi e su tutta l’avvocatura e magistratura del mondo , in comunione con tutti i credenti che in questo giorno particolare stanno invocando e supplicando la Madonna di Pompei.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: Vieni Spirito Santo…..

Sono l’Avv. Catenaro, vengo da Roma , dove esercito la professione da circa quindici anni, ma sono di origine abruzzese.

E’ bene cominciare questo incontro con la mia testimonianza di fede per poter comprendere come il Signore si sia rivelato, nella mia vita e poi , come, pian piano, mi abbia fatto comprendere il progetto che aveva su di me, ma ancora di più il progetto più grande, meraviglioso che ha per la giustizia.

Quindi io qui in questa giornata sono a darvi una lieta notizia: il Signore vuole rinnovare la faccia della terra attraverso la giustizia e, quindi, attraverso di noi, uomini scelti in via privilegiata per questa missione.

Nel 1992 ho avuto un incontro con il Signore in una maniera viva e potente, nel senso che fino al allora sono stata una credente, appartenente ad una famiglia di credenti, ho una zia suora di clausura, quindi sono vissuta nella consapevolezza che un Dio esiste; però era il Dio della maggior parte dei cattolici, un Dio lontano che lo si prega in momenti particolari, con il quale non c’è un rapporto vero e personale , dove la Bibbia viene considerata un bel libro di meditazione, di riflessione, ma non si è fatto l’incontro con la persona di Cristo.

Se non c’è un momento particolare  in cui il tuo cuore trema alla presenza di Dio, o sente il suo amore , o sente in maniera viva e tangibile che Dio è proprio davanti a te o che addirittura è dentro di te, continuiamo ad essere quei cristiani  che forse praticano anche la domenica la Messa, ma non sono testimoni autentici perché non hanno la potenza dello Spirito Santo per poter iniziare ad annunciare.

Noi sappiamo che la missione specifica di qualunque battezzato , quindi non del solo sacerdote o del vescovo, ma di qualunque christifideles , quindi anche laico, è quello di testimoniare Cristo.

Per questo la Chiesa è esistita ed esiste ancora dopo duemila anni. Quindi è una missione che ciascuno ha.

Il giorno della mia conversione accadde questo: fui invitata per caso ad una celebrazione eucaristica  che durò quattro ore, tra preghiere prima, durante e dopo. In queste  quattro ore non feci altro che piangere, ma non un pianto di dolore , erano quelle lacrime, che se non l’avete mai sperimentate, vi auguro di sperimentare, che scendono senza  riuscire a controllare o a comprenderne la ragione.

Il quel momento avevo unicamente una coscienza viva  dove le parole del predicatore mi entravano dentro e parlavano al mio cuore.

Sentivo questo sacerdote che diceva .” Se siete qui non è un caso, è perché Cristo si è rivelato a voi, se siete qui non è un caso è perché qualcuno ha pregato per voi, per cui anche voi pregate per altri”.  A distanza di dieci anni ricordo ancora queste frasi. Quando lo Spirito Santo ti tocca con una parola, questa ti resta dentro e nessuno riesce più a toglierla.

Da quel giorno la mia vita è cambiata, ho cominciato a frequentare i sacramenti più frequentemente, ho cominciato ad andare a Messa tutti i giorni, non soltanto la domenica ma anche nei giorni feriali; ho cominciato man mano a sentire la  mia coscienza più viva.

Ho fatto subito scelte professionali diverse. Io all’epoca lavoravo  presso lo Studio Carnelutti a Roma in Via Parigi, dove ero abituata ad ambienti bellissimi come quello che oggi ci ospita qui a Napoli, con tappeti persiani, moquette rossa, pomelli ottonati e varie segretarie madrelingua, ognuno con la sua segretaria personale, un mondo che noi conosciamo molto bene, il mondo della gloria umana. Eppure io la sera tornavo a  casa e non ero felice, qualcosa mi mancava, non riuscivo a comprendere cosa fosse perché ringraziando Dio, Lui mi ha dato tanti doni e non avevo problemi particolari.

Dopo quindici giorni da questo incontro con Dio, mi sono licenziata, senza sapere cosa avessi fatto. Da lì ho cominciato a sperimentare la provvidenza di Dio.

Dio cominciava a mandarmi i clienti senza che io facessi alcuna pubblica relazione. Alla fine del mese dovevo pagare l’affitto e mi arrivava un ‘assegno puntuale dell’importo esatto che mi serviva.

Il Signore tangibilmente mi cominciava a far sperimentare la sua presenza, il  fatto che lui si occupasse personalmente di me, perché non c’era qualcun altro che se ne potesse occupare. Mio padre era morto da qualche tempo. Da questo momento in poi, la  mia professione è stata diversa, potevo scegliere le cause, potevo scegliere gli orari in cui lavorare; ho cominciato a mettere sempre di più Cristo al primo posto. Quindi al primo posto non c’erano le dieci ore di attività professionale, magari anche nei giorni festivi perché la comparsa conclusionale scadeva. Mettendo il  Signore al primo posto, vedevo che i lavori che di solito mi occupavano pomeriggi interi, riuscivo a farli in un’ora. Dicevo ” Signore io non ho tempo”; allora aprivo il codice magari su materie che non conoscevo  e trovavo l’articolo esatto , la legge esatta, che mi serviva in quel momento; ero avvantaggiata anche materialmente nello svolgimento di questa attività.

I miei rapporti con i clienti sono cambiati immediatamente, perché avendo la visione cristiana cominciavo a rendermi conto che davanti avevo delle persone che forse il Signore mi mandava, perché io potessi aiutarle in problematiche che noi sappiamo, delicate, soprattutto quelle di volontaria giurisdizione, matrimoniali o quelle di minorenni.

A parte questo, in me già nel 1996 mi frullava in testa di voler organizzare delle conferenze, tipo quella di oggi in Corte di Cassazione. E con un Collega facemmo un giro per  trovare dei luoghi adatti dove svolgere queste conferenze perché volevo comunicare ai colleghi quello che io avevo sentito. La catechesi che iniziai a scrivere era la frase di Pietro: ” Signore da chi andremo, solo tu hai parole di vita eterna “.

Ecco io volevo dire questo agli avvocati :” dove stiamo andando? ” Napoli penso sia un po’ come Roma, in questo frenetico andare quotidiano, non abbiamo  neanche il tempo di occuparci di noi stessi e quindi a maggior ragione di riflettere ‘ Dove stiamo andando ? ‘ Il 1996 probabilmente non era ancora un momento maturo, quindi non cominciai di fatto nulla. Nel 1999 eravamo a Roma in piena missione cittadina ed il Papa aveva detto ” Andate a portare Cristo negli ambienti di lavoro”.

Avevo una collaboratrice a Studio a cui detti da leggere il giornalino del Consiglio dell’Ordine di Roma ( il Foro Romano) ed il giorno dopo mi arrivò mostrandomi un articolo di una Collega che scriveva che presso il Vicariato si era costituita un’area giustizia per la missione cittadina.

Io subito ebbi un tonfo al cuore perché era una risposta a quell’ispirazione che io avevo avuto.  Iniziava così questa missione, praticamente, sotto il controllo e l’imprimatur del Vicariato di Roma. Cominciai, quindi, ad organizzare conferenze presso i locali della Corte di Cassazione, un paio di volte l’anno, e percepivo, durante questi incontri, che c’era molta fame di Dio; quella fame e quella sete che io avevo iniziato a sentire già dai primi giorni, che mi incitarono ad andare a messa più frequentemente e, poi, tutti i giorni; le parole che ascoltavo in quegli incontri non mi scivolano addosso  ma penetravano dentro il mio cuore e notai che anche nei colleghi vi era questa fame della parola di Dio, perché tutti si complimentavano e mi chiedevano quando ci sarebbe stato il prossimo incontro perché, come disse un collega dopo una conferenza organizzata a Lanciano, – questa esperienza non deve finire qui – .

Nel 2000 andai a Parigi e mi ritrovai, un giorno, nella Chiesa di Rue de Bac dove è apparsa la Madonna della Medaglia Miracolosa. Nel corso di una celebrazione eucaristica un sacerdote, durante un’omelia, tra le altre cose, disse: “San Vincenzo de’ Paoli ebbe la chiamata di andare dai poveri”. In quella Chiesa, infatti, c’è il cuore di San Vincenzo che ha fondato una comunità che si occupava dei poveri. Io in quel momento sentii forte dentro il mio cuore la seguente ispirazione: “ i veri poveri non sono i poveri, sono i ricchi, i potenti della terra (perché non conoscono Dio)”. Questa rivelazione mi andava confermando che la missione che io stavo facendo non era un caso. Io l’avevo considerata come qualcosa da fare per un certo tempo perché mi piaceva, ma non avevo capito che il Signore mi stava affidando questa missione. Mi sono accorta, allora, che tutti i consacrati vanno nelle missioni in Africa e in altre parti del mondo e che la maggior parte delle preghiere sono per i poveri; ritengo che questo sia più che giusto. Ma ciò nonostante ho avuto una sorta di ribellione positiva interiore, perché mi venne da riflettere: “ chi ci pensa ai ricchi?” Nessuno pensa ai ricchi perché stanno bene, semmai possono stimolare sentimenti di invidia, di gelosia perché hanno tutte le comodità che i poveri non hanno. Sono stimati, non hanno bisogno di niente, ma i ricchi sono i più poveri della terra perché entrare nel cuore di un ricco è molto difficile; l’abbiamo sentito anche da Gesù “E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli”. Ho sentito, allora, che forse il Signore voleva cominciare una missione presso questa categoria di persone per la sua Misericordia di Padre.

In questo contesto si sente parlare oggi, da più parti, di globalizzazione; e, in tale ambito, si riflette e ci si interroga su come si possa risolvere questo problema. Ebbene, la soluzione non può consistere solamente nel recarsi nei Paesi poveri e tentare di creare sul posto lo sviluppo economico o mandando fondi per lenire le sofferenze di quelle popolazioni. E’ certamente opportuno e lodevole fare ciò ma non è risolutivo. Infatti, il problema sta alla radice; sta nel cuore dell’uomo, del ricco, nel cuore di chi professa la giustizia, di chi è al servizio della giustizia, nei vari ambiti della vita sociale. A proposito di ciò, riflettiamo a quanto bene o male, ne può derivare con rilevante quantità. Pensiamo ad esempio quanto male o bene può fare un avvocato a seconda se consiglia in un senso o in un altro il proprio cliente!!! e ce lo possiamo dire, non possiamo nascondercelo dietro un dito!!!. Noi sappiamo quante tecniche malefiche o benefiche sono nelle mani dell’avvocato, perché sappiamo usare i codici e le leggi a nostro maggior vantaggio, sappiamo istruire i clienti, sappiamo come manovrare la giustizia, al punto tale da arrivare, oggi, ad una dequalificazione della nostra professione. Chiediamoci, allora, che importanza ha per noi il tema scelto oggi per questa conferenza “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. Che cosa c’entra con Avvocatura in Missione ? Io debbo veramente ringraziare lo Spirito Santo perché ho incontrato queste persone eccellenti: l’avvocato Santoro e il Presidente che – debbo dire – oggi forse non se ne rendono conto ma un giorno comprenderanno la cosa grandiosa che hanno fatto.

Oggi non stanno ospitando qui P. Alex Zanottelli che ha avuto un impedimento a Messina ma stanno ospitando colui che è Onnipotente; hanno messo a disposizione la biblioteca a favore di Gesù. Quando si renderanno conto di ciò avranno una gioia vera dentro il cuore da  scoppiare, perché il Signore ha trovato nei loro cuori un terreno fertile, hanno aperto le porte. Non hanno detto “no” a quest’iniziativa; hanno detto “Sì” ma non all’ Avv. Catenaro che non conoscevano, ma hanno detto “Sì”, ripeto – forse senza rendersene conto – a Gesù.

Gesù ha bussato alla porta dell’Avv. Santoro e gli ha detto: “mi fai entrare?”

Io non ho chiesto la disponibilità di questa Biblioteca, io so che questa  molto difficilmente viene concessa. L’Avv. Santoro oggi ha concesso l’uso di questa importante Biblioteca a Gesù. Ha concesso a Gesù di essere oggi qui presente e questa è una cosa grandiosa.

Scegliere poi la data dell’8 maggio, giorno della famosa supplica alla Madonna di Pompei è stata una coincidenza. Ma noi sappiamo che esistono le Dio-incidenze. In tutto il mondo oggi si ricorda e si recita la Supplica alla Madonna di Pompei. Ebbene, “casualmente”, la nostra missione di evangelizzazione a Napoli avviene sotto la protezione della Madonna di Pompei.

Io penso che questi segni spirituali siano da tenere in considerazione e conservarli nel cuore. La coincidenza che Padre Alex non sia venuto, credo che fosse ugualmente nei disegni del Signore che è Onnipotente e che tutto vede, il passato, il presente, il futuro. Ha previsto che Padre Alex avrebbe avuto un impedimento e, tale circostanza, al Signore è andata bene ugualmente. Egli poteva intervenire, perchè è Onnipotente; se non interviene Lui, noi nulla possiamo. La ragione ritengo sia questa: la nostra missione è una missione di laici, dove vige l’obbedienza al Santo Padre e a Santa Madre Chiesa; abbiamo uno Statuto ma la chiamata che io sento è questa, – come diceva bene il presidente Landolfo che ha capito subito senza che io neppure glielo avessi detto – lo stesso stesso Signore gli ha fatto capire che lo scopo di questa missione è quello di ravvivare le coscienze.

Mediante questa missione  il Signore vuole utilizzare i doni, i carismi, i talenti degli avvocati e dei magistrati i quali se pieni di Spirito Santo possono vi entriamo noi, noi possiamo entrare a colloquio con Colleghi e con magistrati e possiamo  toccare i loro cuori. Siamo noi che dobbiamo predicare agli avvocati con la nostra testimonianza e con la Parola. 

 

BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA

 Il tema scelto per oggi :”Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia…”

Dovendomi preparare per questo argomento mi sono accorta giorni fa che non conoscevo il termine giustizia secondo Dio, non avendoci mai riflettuto sopra.

Facendo una ricerca di studio mi sono accorta che non è facile, che non c’è un significato univoco del termine giustizia. Non è possibile definire il termine “giustizia” con un solo attributo, con una sola qualificazione perché Giustizia è attributo specifico di Dio, che non può limitarsi nella piccola definizione di una parola, nè lo si può, pertanto, definire in maniera semplicistica.

E’ un termine che troviamo nel VT, nei salmi, nel NT ed ogni volta sta ad indicare una qualificazione diversa di “Giustizia”. Se ne possono elencare alcuni di significati : per giustizia s’intende ‘rettitudine’, ‘santità’, ‘perfezione’, ‘fedeltà alla legge’, ‘condotta conforme alla legge’. Per giustizia nel NT s’intende ‘credere in Dio’, ma nel nuovo testamento noi vediamo una giustizia che è data dal volto di Cristo e quindi la giustizia è ‘misericordia’, come diceva mercoledì scorso il Papa.

Poi vediamo anche la giustizia giudiziaria di Dio, che consiste nel  liberare gli oppressi, tutelare i poveri, dare da mangiare agli affamati, accogliere lo straniero. Vediamo, quindi, che ‘giustizia’  ha tutti questi significati, ma che sicuramente non esauriscono completamente il termine, perché ‘giustizia’ è un attributo specifico di Dio. Dio ha riservato a sé la “Giustizia” eppure noi ci troviamo ad amministrare la giustizia umana.

Dio su tutta la terra ha  scelto delle persone, delle quali si è fidato, noi giuristi, e ci ha dato una chiamata/vocazione particolare : quella di esercitare il diritto ed applicare la giustizia su questa terra. Non si è spogliato della sua, ci ha dato una fetta della sua competenza e ci ha chiesto di gestirla noi. Per affidarci un pezzo di giustizia, che è uno degli attributi più alti di Dio, vuol dire che ha una fiducia incommensurabile in noi.

Credo che la maggior parte delle persone che si iscrivono a giurisprudenza non lo facciano per caso, né tanto meno per denaro, ma perché sentono che nessun’altra professione le appagherebbe, quindi vi è la risposta ad una chiamata.

La chiamata del cristiano è anzitutto una chiamata alla santità, ma questa va estrinsecata in vari modi e attraverso vari servizi. Il Signore si è fidato di me/te quando ho/hai scelto la facoltà di giurisprudenza per affidarmi/ti un caso particolare, per affidarmi/ti questa missione. Soltanto alla fine noi potremmo comprendere perché siamo oggi avvocato o rivestiamo il ruolo di magistrato.

Chi ha fame e sete di giustizia? Sicuramente i nostri clienti che vengono da noi per la tutela dei propri diritti; ma prima dei nostri clienti, siamo noi ad avere fame e sete di giustizia perché noi abbiamo risposto ad una chiamata specifica, forse inconsapevolmente: alla chiamata di Dio ad essere uomini/donne di diritto e giustizia.

Lo scopo di avvocatura in Missione non è quello di fare cultura, ci sono tantissime associazioni che si occupano di questo e di tutto ciò che sia possibile immaginare e non.

Avvocatura in Missione non vuole essere originale, la originalità è in qualcosa che non viene più fatto: “portare Cristo  nel nostro ambiente”, perché le nostre coscienze siano ravvivate, perché occorre che chi non ha fatto ancora l’incontro con Cristo, lo faccia attraverso questa missione, perché possa scoprire Cristo dentro di sé per darlo agli altri, per fare tutto quel bene per il quale è stato mandato sulla terra.

Avremo fame e sete di giustizia per tutta la nostra vita perché non saremo mai saziati, perché ciò vuol dire avere fame e sete di Dio, di santità, anche se non ce ne accorgiamo; c’è fame e sete di pulito, di rettitudine, di bellezza, fame e sete di amore, che nessuna persona umana potrà mai darci; è inutile che ci attacchiamo alle persone umane per avere qualcosa che nessuno potrà mai darci, se non troviamo dentro di noi quest’amore di Dio; che fin dal seno materno ci ha chiamati per nome, ci ha plasmati, ci ha detto: io ti chiamo per nome e scrivo il tuo nome sul palmo della mia mano, anche se tua madre ti abbandonasse io non ti abbandonerò mai.

E’ questo il Signore: uno che è sempre fedele, uno che nonostante le nostre infedeltà, i  nostri turbamenti, i nostri peccati, le nostre menzogne, i nostri adulteri, il nostro scegliere l’idolatria, altri dei.; tutto ciò che non è Dio è altro Dio, nonostante tutto, Lui rimane fedele, ci tiene ancora nei nostri posti, uomini di giustizia.

Per cambiare la giustizia cosa bisogna fare? Cosa fa Avvocatura in Missione?

La missione è cominciata nel 1999 a Roma, nell’ambito della missione cittadina e dopo un anno ho costituito un’equipe presso il mio Studio con dei Colleghi. Successivamente ci siamo spostati presso una cappella di un Istituto religioso che ci ospita. Siamo un piccolo gruppo ma fedele che si incontra una volta la settimana, il lunedì sera, per pregare per noi stessi, per le nostre famiglie, ma soprattutto per tutti gli avvocati e magistrati del mondo e quindi anche per voi oggi che siete qui. Da oltre un anno il Signore ha iniziato a farci andare fuori Roma e così sono sorte altre sedi a Lanciano, Pescara e L’Aquila, ed ora a Napoli.

Sulla locandina che contiene l’immagine della cartina dell’Italia ho scritto “Ardere per Accendere”, in ogni luogo d’Italia noi vogliamo portare una piccola fiammella di Spirito Santo; in ogni luogo noi vogliamo che sorga un’equipe fissa di preghiera che al momento s’incontra una volta al mese, finchè non sorgerà l’esigenza di incontri più ravvicinati.

Dal piccolo sacrificio quotidiano, dal poco che ciascuno è disposto a dare, dall’apertura che ciascuno darà a questa chiamata, potrà essere rinnovata la giustizia; cominciando con la preghiera, iniziando a scoprire il rapporto che deve esserci tra la persona e Dio, se non si scopre questo rapporto non è possibile essere testimoni autentici, non è possibile portare la Parola.

“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”.

Il  Signore oggi è venuto a dirci questo : “Beati Voi che avete fame e sete di giustizia, beati voi che avete scelto questa  professione, beati voi che potete essere al servizio di Dio, perché Dio possa applicare la sua giustizia su questa terra”.

Con la guerra in Iraq abbiamo assistito al fallimento delle leggi internazionali, abbiamo visto la Carta dell’ONU come se fosse inesistente, strappata. Tutto questo dovrebbe farci riflettere che le leggi positive scritte dagli uomini non sono in grado di risolvere, totalmente e tangibilmente tutte le problematiche che ci sono nel mondo.

L’uomo deve tornare a scoprire quella legge che è scritta nel proprio cuore che non sempre collima con la legge del diritto positivo. Se i legislatori sono uomini di Dio, le leggi sono quelle che sono scritte nei nostri cuori; non c’è nessuna discrasia.

Nel momento in cui i magistrati sono pieni di  Spirito Santo , vi sono meno probabilità di errori giudiziari.

Se gli avvocati sono pieni di Spirito Santo non iniziano cause inutili, non pensano soltanto alla parcella, cercano di portare la parola, di fare un discernimento, di usare i doni, i carismi dello Spirito Santo per fare del bene e non per distruggere, perché noi sappiamo che possiamo essere facilmente manipolati. A volte il nemico ci usa facendoci pensare che una situazione sia una di bene, ma se noi siamo immersi nello Spirito riusciamo a comprendere, che un fatto che in apparenza può sembrare positivo, in effetti ha dietro una manovra satanica.

Andando man mano avanti nella conversione ho capito questo, che uno all’inizio è come se stesse dentro un tunnel, pensate di essere in macchina, il tunnel vi da la sensazione del buio, non vedete l’uscita, via, via che andate avanti cominciate a vedere un piccolo foro di luce, significa che la galleria sta per finire.

Più andate avanti potete vedete come il foro di luce si fa sempre più grande fino ad essere fuori dalla galleria e vedere luce piena.

Il cammino di conversione è questo, uno all’inizio è nella tenebra più totale, non riesce a vedere, pensa di condurre una vita precisa, non riesce a vedere se non i peccati più gravi e tangibilmente toccanti, man mano che va avanti comincia a vedere cose che prima lo spirito non era in grado di poter far vedere a causa della  chiusura della persona.

Cominci poi a vedere non solo il disordine di una stanza, ma la polvere sul tavolo, qualcosa che è nell’angoletto e che va pulito. Allora  man mano entri in un fascio di luce e solo dopo aver fatto luce piena dentro di te puoi essere uno strumento per fare luce piena nel cuore degli altri.

Spero che questo incontro non resti isolato ma che si formi anche qui un’equipe. Napoli è una città stupenda, ma soprattutto sono belli i napoletani, io  debbo dire che nella mia vita tutti i napoletani che ho incontrato hanno avuto tutti un fascino particolare , per la loro gioia, per la loro fraternità, per la loro accoglienza, carismi che non sono facili da trovare.

Nelle Conferenze da organizzare vogliamo invitare teologi bravi ma è una grazia che il Signore ci fa ogni volta che qualcuno di loro si mette a nostra disposizione; altrimenti siamo noi avvocati che dobbiamo istruirci a vicenda, esser noi  testimoni quando si va in udienza, quando c’è un problema di lavoro, ma soprattutto nella predicazione.

Molti dicono  ‘ il cristianesimo io lo vivo per conto mio e non lo testimonio perché non lo ritengo utile, credo che sia un problema mio intimistico’; No, chi è cristiano, chi ha Gesù dentro non può fare a meno di testimoniarlo; questo non lo dico solo io, lo dicono tutte le esortazioni apostoliche ( Evangeli Nunziandi, Novo Millennio Ineunte) lo dice S.Paolo, tutta la Chiesa oggi non esisterebbe se i dodici apostoli avessero vissuto il momento della Pentecoste e fossero rimasti chiusi nel Cenacolo.

Loro pieni di Spirito santo non hanno avuto paura della persecuzione, sono usciti fuori, ed hanno cominciato a testimoniare, hanno cominciato a dire con franchezza: ” Voi lo avete trafitto Colui che adesso è risorto”.

Questa forza  ci può venire soltanto dall’alto, attraverso la preghiera,  la testimonianza reciproca.

Giorni fa quasi a conferma di quanto ho appena detto ho trovato un passo in Isaia 42,6, la nostra è davvero una vocazione : ” Io il Signore ti ho chiamato per la giustizia e  ti ho preso per  mano… perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre“. Quindi noi abbiamo un compito arduo che non è solo quello di risolvere i problemi materiali dei nostri clienti ma abbiamo anche il compito – proprio perché abbiamo la sensibilità alla giustizia- di portare la libertà ai nostri fratelli, quelli che il Presidente diceva ‘ancora non credenti’, quelli che sono lontani e che non hanno avuto questo incontro con il Signore.

Vorrei chiudere lasciandovi un ulteriore passo che voi potete meditare Is 32,15-17

Giorni fa ho avuto un pensiero come se il Signore avesse concesso ad Avvocatura in Missione un pezzo di terreno incolto. Sapete che il terreno incolto è pieno di spine, di sassi, di erbacce, che va tutto pulito e fertilizzato  per far sì che un giorno questo terreno possa produrre dei frutti, dei fiori, quello che riusciamo a piantare. A conferma di questo pensiero, mentre ero a Pescara in preghiera con una collega, aprii la Bibbia ed ebbi un passo di un salmo che descriveva tutto questo.

L’altra settimana ero alla conferenza del Rinnovamento nello Spirito a Rimini e ci fu una profezia di fronte a 25.000 persone.  In quel momento io stavo chiedendo al Signore di far pregare tutta quella gente per questa missione, perché era un’occasione irripetibile avere tutta quella gente che mi aiutasse ad intercedere per questo progetto della giustizia.

In quel momento prese la parola sul palco una delle persone intervenute per quel momento forte di preghiera ecumenica, dove ciascuno doveva presentare la sua intenzione di preghiera per poi invocare lo Spirito Santo. Questa signora iniziò la sua preghiera leggendo  il passo di Is 32,15-17 , io ebbi un tonfo nel cuore perché era la risposta alla preghiera che avevo appena elevato al Signore, era una conferma del pensiero o ispirazione mentale che avevo avuto per la giustizia e cioè che il Signore ci aveva concesso un pezzo di terra da coltivare perché produca dei frutti, così di fronte a 25.000 persone ho sentito questo passo:

Ma, infine, in noi sarà infuso uno spirito dall’alto, allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza”.

Con questa parola che ritengo vera perché proviene dal Signore vi lascio e vi chiedo di poter dare la vostra disponibilità , non a me, ma al progetto che il Signore vuole per la giustizia.