CARLO COLONNA

22 Nov 2009 | 1999-2003

P. CARLO COLONNA

“BEATI VOI OPERATORI DI PACE”

 

Entro subito nell’argomento rifacendomi alla giornata di digiuno che il Papa ha invitato a fare senza obbligo di coscienza, per la pace nel mondo. Quello che il cristiano fa è un digiuno religioso; anche Pannella fa il digiuno della non violenza; il digiuno religioso è collegato a quello che dice il Profeta Osea: “Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”. Il digiuno è una forma di olocausto; l’olocausto è privarsi di qualcosa fino a morire; però questo privarsi di qualche cosa è gradito a Dio se mi porta a conoscere Lui. Conoscere vuol dire vivere in comunione e fare la Sua volontà, ecco che noi facciamo la Sua volontà se conosciamo Lui, allora il digiuno è il creare il terreno perché io mi separo da tante cose che mi distraggono da Dio, per concentrarmi su di Lui, e questo mi fa diventare un uomo giusto; è un mezzo per diventare uomini giusti, quindi il digiuno da solo non fa diventare uomini giusti, ci vuole la conoscenza di Dio per diventare uomini giusti; la conoscenza di Dio apre il cuore, per cui il digiuno ha anche diverse forme, c’è anche il digiuno materiale, il digiuno televisivo, le sigarette, il digiuno dal superfluo, il digiuno dalle parole inutili, il digiuno dal male, e quindi il digiuno è un mezzo unito alla preghiera, perché la conoscenza di Dio di cui si parla qui non è una conoscenza accademica di tipo libresco, non è il problema di leggersi qualche libro su Dio perché tu possa conoscere il Signore; è una conoscenza del cuore e quindi avviene in preghiera, avviene quando tu ti raccogli come dice il Vangelo: “quando vuoi pregare mettiti nella tua camera e prega il Padre tuo che sta nel segreto…” quindi questo porta alla conoscenza del Signore ti forma il cuore, ti cambia il cuore; da cattivo che potevi essere, sperduto, angosciato, tu diventi un uomo nuovo, perché il Signore è come quando una persona che ha freddo dice ho bisogno di riscaldarmi e io dico avvicinati al termosifone e ti riscaldi; il termosifone caldo ti dà calore, ed è così Dio, no? Dio è un calore ,è un fuoco, è un amore, è una giustizia, se ti avvicini a Lui diventerai pure tu caldo, se stai lontano sei freddo, con tutte le malattie che ti possono venire col freddo.

Su questa espressione che si trova nel Vangelo di Matteo:”beati gli operatori di pace” i pacifici bisogna tradurlo; non uno che non si scalda né per il bene né per il male, stai sempre in pace perché tu sei indifferente, no , questo non è la vera pace. Beati i pacifici vuol dire quelli che operano attivamente, si impegnano per la pace, perché, dice Gesù nel vangelo, perché saranno riconosciuti come veri figli di Dio, perché saranno chiamati figli di Dio. Saranno riconosciuti figli di Dio perché si impegnano per la pace, e quindi qua si mette in evidenza che uno dei titoli di Dio è il Dio della pace; lo chiama S. Paolo molto bene più volte: “il Dio della pace vi riempia nell’anima, nella mente, nel corpo, quindi è logico che il Dio della pace è colui che si riconosce nei figli, i quali anche loro sono operatori di pace.

Questa pace però di cui ci parla; questo lo dice anche il Papa nel messaggio della giornata per la pace pubblicato sull’Avvenire nel primo Gennaio dove si tratta della questione del terrorismo, questa pace è essenzialmente il frutto della giustizia; non ci può essere pace se non si opera la giustizia, quindi: “beati gli operatori di pace” si può dire anche:”beati gli operatori di giustizia” quelli che operano la giustizia, perché giustizia e pace sono come dire: la luce e il suo splendore; la luce illumina e nello stesso tempo la luce è splendente, ed è lo splendore della giustizia; diceva S. Agostino e il Papa lo riporta: “E’ la tranquillità dell’ordine” l’ordine è la giustizia e la tranquillità è la pace degli uomini con Dio, degli uomini tra di loro, nelle relazioni con le cose, con le creature, c’è un ordine e questo ordine che conserva che produce la pace si chiama giustizia.

Nel nostro linguaggio utilizziamo diverse parole per definire sia cosa è giusto sia cosa è ingiusto, nel primo caso rientrano tutti i termini postivi della definizione globale di giustizia, nel secondo caso in termini giuridici tale definizione coincide con la locuzione reato, in termine spirituale-religioso ciò che è reato viene chiamato peccato.

Il peccato non è altro che un reato, un reato contro la giustizia. In questo luogo, il tribunale, si considerano soltanto i reati contro la giustizia di Stato, questi reati in base alle leggi in vigore sono una determinata quantità, mentre i peccati, in termine religioso, non sono solo i reati contro la giustizia di stato, ma sono tutti quei delitti contro la giustizia di Dio.

La differenza, quindi, tra le due giustizie è che quella di Dio è la giustizia fondamentale, è il fondamento di tutte le giustizie.

La giustizia di Dio è sempre stata e sempre sarà il fondamento di tutto ciò che è giusto, è come per esempio una banconota di stato che per vedere se è vera o falsa la dobbiamo confrontare con un parametro, così per la giustizia, per sapere cosa è veramente giusto, dobbiamo confrontarci con la giustizia di Dio, perché Dio è la giustizia infinita, la giustizia eterna.

E’ a questo punto che entriamo nell’ordine della rivelazione, come dice San Pietro “Beato te Simone che hai capito queste cose perché il padre te le ha rivelate”.

Così noi per rivelazione veniamo a conoscere che prima che tutte le cose fossero c’era la giustizia, e tutte le cose termineranno di fronte al tribunale della giustizia, ci sarà quindi il giudizio universale.

Il giudizio universale è la manifestazione di quello che è invisibile, di quello che è nascosto e che si è reso visibile nel tempo, è la giustizia eterna, è la giustizia suprema. Quindi se la giustizia è il principio e la fine di tutto vuol dire che tutte le cose che sono state create, tutte le cose che Dio ha fatto, soprattutto noi uomini fatti a Sua immagine e somiglianza, siamo stati creati nella giustizia.

Il promuovere la giustizia per noi uomini è qualcosa di essenzialmente vitale, è costitutivo della nostra natura umana. Essere uomini giusti e promuovere la giustizia è come aver un cuore, stare in buona salute, quindi nulla di straordinario, quando facciamo questo agiamo secondo la nostra vera natura di immagine di Dio tre volte giusto, tre volte santo.

Noi uomini viviamo in una società secolarizzata, che non ha un fondamento religioso, ma laico, voi amministrate una giustizia di stato, una giustizia laica,vi è stata questa separazione tra Stato e Chiesa, fra il potere spirituale ed il potere temporale, ma sia lo Stato sia la Chiesa si interessano della giustizia proprio perché la giustizia è essenziale all’uomo. Il torto ed il giusto si trovano nelle cose umane di tutti i giorni.

E’ interessante sapere che nella mentalità rivelata di Dio, nella mentalità cristiana, soprattutto io parlo a voi, non dovete mai pensare che essere un buon cristiano essere giusti significa soltanto andare in Chiesa ascoltare la predica, invece quando state in Tribunale, quando amministrate la giustizia pensate che questa non abbia a che fare con la giustizia di Dio, ma che riguardi al massimo la giustizia di stato. Questa mentalità è un po’ idolatrica, bisogna stare attenti a non idolatrare perché esiste una sola giustizia, quella di Dio, tutte le altre sono “succursali, depandance” di una solo ed eterna giustizia quella di Dio, il Signore è uno solo, non è lo stato non è nessun potente di questo mondo. Per convincervi di questo nella mentalità cristiana è importante leggere il testo che si trova nella lettera di San Paolo ai Romani, San Paolo nel cap. XIII fa un discorso sulle autorità costituite. Le autorità costituiscono sia l’istituzione  della Chiesa, ossia il Papa, i Vescovi, i sacerdoti sia l’istituzioni dello stato civile, la Bibbia parla sempre con riferimento allo stato, di governanti e di giudici, di fatto Dio parla ai governanti e ai giudici; le due categorie che detengono il governo di una nazione. Può cambiare la forma, potrà essere democratica, monarchica, ma l’essenza di ogni stato è sempre rappresentata dai governanti e dai giudici.

San Paolo dice così “ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite, poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio” osservate come il principio monastico è fondamentale, la giustizia è una sola, il re supremo è uno solo il quale è al di sopra di noi che siamo piccoli nanetti. Il più grande della terra di fronte all’onnipotente è un nanetto, quindi tutte le potenze, per quanto noi ci possiamo insuperbire, credere padreterni pensare che al di sopra di noi non c’è nessuno, che facciamo tutto e che tutto dipende da noi in realtà siamo polvere e cenere.

Fra i diversi insegnamenti, anche di sapienza, che si possono ricavare dal crollo delle torri di New York, uno è proprio questo: per quanto noi possiamo costruire grandezze umane all’improvviso tutto crolla, quindi tutto ciò che è terreno è illusorio.

San Paolo continua così “quindi chi si oppone all’autorità si oppone all’ordine stabilito da Dio” San Paolo parla al tempo dell’imperatore romano, questi era un imperatore che perseguitava i cristiani, eppure lui narra del problema di come i cristiani si debbono inserire in un ordine civile di per se non religioso anzi contrario alla fede, quelli che si oppongono a tale ordine sono condannati. I governanti, infatti, non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. San Paolo afferma “vuoi non avere da temere l’autorità fai il bene e ne avrai lode, perché è al servizio di Dio per il tuo bene” quindi l’autorità è al servizio di Dio, San Paolo in un altro punto parla dello schiavo cristiano, pensate che San Paolo non ha combattuto direttamente l’istituto della schiavitù, però ha insegnato allo schiavo cristiano, che era sottoposto al padrone romano “ricordati schiavo tu che sei servo di Gesù Cristo il tuo padrone è Cristo e non il padrone romano, e che tu nel servire il padrone romano servi Cristo e lo devi fare volentieri non soltanto quando ti vede, ma anche quando non ti vede, perché tu stai al servizio di Cristo”; osservate, quindi, la coscienza del cristiano anche in un’istituzione civile, il quale nella vita di ogni giorno nel servire il padrone serve Gesù Cristo, continua San Paolo “ma se fai il male allora temi perché non invano esso porta la spada”. La spada è qui a servizio della giustizia per reprimere il male, rappresenta quello che è la pena, la condanna, è un qualcosa che serve per l’ordine della giustizia, perché la giustizia regni quando si opera il male.

Afferma San Paolo “è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male”. Quindi anche la giustizia terrena, la giustizia temporale quando è amministrata rettamente è al servizio di Dio.

Voi siete servi di Dio quando amministrate la giustizia terrena, perché quando si parla della giustizia, che è un attributo dello spirito, è come ad esempio se io mettessi qua una stoffa di velluto rosso e vi dicessi adesso prendete questa stoffa, un bambino si prende la stoffa e si cuce un vestito da bambino, una signorina si fa un vestito da signorina, ognuno quindi si cuce il vestito secondo la sua natura. Così quando si parla di giustizia è logico che io che sono un prete farò la giustizia nel mio campo, voi che siete avvocati la farete nel vostro campo, i genitori nell’educare bene i figli, il marito nell’amare la moglie, così ciascuno deve vivere nella giustizia, ma la giustizia è sempre quella di Dio.

Ecco perché il peccato entra dovunque, dovunque c’è la giustizia. Quando io vado a confessarmi faccio un esame di coscienza di fronte a Dio, all’eterno, non esamino soltanto i peccati rilevanti ai fini della giustizia civile, il codice per esempio non contempla i peccati di pensiero, posso odiare una persona e non fare niente, quindi lo stato non mi può infliggere una sanzione, però nel cuore io ho peccato, dice Cristo se tu odi tuo fratello è come se l’avessi già ucciso, così come l’adulterio nel cuore davanti la giustizia di Dio è peccato in quanto tocca lo spirito, per la giustizia civile l’adulterio del cuore non ha rilevanza.

Dobbiamo quindi capire che questa giustizia è come il nostro corpo immerso nell’aria, io respiro incessantemente aria, di conseguenza io potrei dire che ogni uomo respira incessantemente giustizia, noi siamo immersi nella giustizia ed è questa aria che respira l’uomo. Quando l’uomo comincia a respirare aria intossicata si sente male, di conseguenza quando comincia a respirare ingiustizia, a pensare ciò che non è conforme al bene, alla verità è logico che si sente male nello spirito, che entra il peccato nel suo cuore, il peccato è come una lama che veramente uccide.

Un ultimo pensiero, quando noi parliamo di giustizia dobbiamo tenere presente che nei nostri confronti il Signore, colui che rappresenta la giustizia, ha due icone, due immagini, io le chiamo le due corone del Signore. Il re ha due corone una per quando nel suo regno regna la pace, l’altra per quando nel suo regno c’è la guerra, il re combatte perché i nemici vogliono sovvertire l’ordine.

Il re quindi si toglie la corona della pace e si mette la corona del combattimento. Egli stesso combatte per la giustizia, non demanda a nessuno, lui in persona è il re che combatte.

Questo lo si ritrova nelle visioni dell’Apocalisse, dove c’è il duplice volto di Dio, il Dio che scende dal trono, l’arcobaleno di pace, il cavaliere che combatte per la giustizia con la spada, alle spalle del cavaliere vi è tutto l’esercito che combatte con lui, questi sono gli operatori di pace, di giustizia, quelli che hanno fame e sete di giustizia.

Nel momento in cui tutti i nemici sono distrutti torna finalmente l’ordine, e finalmente il regno di Dio è un regno di giustizia e di pace, ritorna nel suo stato originale.

Questa è l’opera di Dio, perché il Signore onnipotente, che ha creato il cielo e la terra, ha creato tutto come un regno di giustizia e di pace, successivamente è entrato il caos, il disordine a causa del peccato, a causa della ribellione, a causa del diavolo, a causa dei nemici della giustizia e della pace. Conseguentemente tutto l’universo è sconvolto da queste persone furbe alcune delle quali sono chiaramente visibili, ma altre sono più astute e si travestono sotto apparenza di giustizia per cui ingannano. Ci sono gli ingannatori, i falsi profeti, i falsi messia, quelli che predicano la giustizia e la pace e in realtà sono degli imbroglioni che portano il caos nello stato attuale.

La nostra fede, però, nella rivelazione di Dio ci fa riconoscere colui che è sceso dal trono celeste ed è venuto sulla terra, si è fatto uomo come noi, è diventato il principe di giustizia, che combatte per la giustizia. Isaia dice “Io ti ho suscitato per quanto riguarda la missione di Cristo per la giustizia, perché tu riporti illumini i cechi, liberi dalla schiavitù i prigionieri, riporti di nuovo la giustizia e la pace”. Ecco, quindi, la speranza messianica, la speranza in Cristo re di giustizia e di pace, e che Gesù Cristo con la potenza di Dio, la quale è una potenza eterna, non dipende da noi uomini.

Noi uomini a Gesù non gli abbiamo dato nulla è lui che da a noi, e Dio che compie la giustizia, che riporterà il genere umano e quelli che hanno vissuto per la giustizia al regno eterno di giustizia e di pace che ci ha annunziato, di cui noi nel Padre nostro diciamo “venga il tuo regno”. Ciò vuol dire che fin da qua giù vale la pena impegnarsi per il regno di Dio, per il regno della giustizia e della pace perché verrà.

Questo è l’augurio che faccio a tutti quanti, lavorate per questo regno di giustizia e di pace, e sappiate che il più piccolo atto di giustizia, anche quello che nessuno vede, fa parte della giustizia di Dio.

Tu unisci il piccolo con l’eterno, il piccolo con l’infinito.

Bisogna stare attenti a realizzare sempre la giustizia perché questo ci fa capire la dignità, ad esempio nel Vangelo quella povera vedova che non aveva nulla, nel tesoro del tempio, però, versò gli ultimi spiccioli. Gesù dice “ha fatto molto di più dei grandi ricchi che hanno versato il superfluo”. Lei ha dato tutto ciò che aveva, quindi il Signore vede il piccolo atto di quella vedova che nessuno aveva considerato e lo valuta come un atto di grande giustizia.

Il Signore vede e da a ciascuno per le sue opere.