IL MIO DIO E’ UN DIO LAST MINUTE

19 Nov 2009 | Riflessioni

IL MIO DIO E’ UN DIO LAST MINUTE

National Prayer brekfast: Bush prega di voler essere attento al pianto del povero e del meno fortunato

National Prayer brekfast: Bush prega di voler essere attento al pianto del povero e del meno fortunato

 

Il mio Dio arriva sempre ma mi mette alla prova sino all’estremo delle mie forze, forse per provare ogni volta che Lui è presente nella mia vita, che c’è; se le cose andassero tutte de plano forse dimenticherei di ringraziare e pensare che sia lui a farle andare bene. 

Quale responsabile di Avvocatura in Missione sono stata invitata a partecipare al 53° incontro della “National Prayer breakfast” a Washington dal 1° al 4° febbraio, incontro dove parlamentari, senatori, ministri, ambasciatori, imprenditori di 160 Paesi si incontrano attorno alla figura di Gesù per pregare, ringraziare e comunicare tra gli intervenienti stessi,soprattutto americani. 

Sapevo che all’incontro avrebbe partecipato anche il Presidente degli  Statti Uniti d’America:Bush e l’Ambasciatore Tony Hall che intervenne ad una nostra Conferenza a Roma lo scorso anno. 

Un collega anziano dell’equipe di  Avvocatura in Missione di Roma mi aveva appena lasciata all’aeroporto alle 5,30 di mattina, aveva svolto la sua buona azione quotidiana, mi avvio ormai sola al ceck in e…vengo bloccata all’istante perché sprovvista del visto dell’Ambasciata America: non mi avrebbero fatta entrare in America. 

Che dire, ero frastornata, l’agenzia non mi aveva avvisato di tale necessità, dovevo attendere l’apertura dello sportello della British airwais per chiedere ulteriori informazioni: avrebbe aperto non prima delle 6.30. Intanto l’aereo sarebbe partito alle 7,50.

 Cominciava il conto dei minuti.

Finalmente arriva qualcuno del British, non mi da alcuna speranza, senza passaporto con visto non si può partire, allora chiesi quale fosse il prossimo mi dice “domani” ma io non potevo ritardare così tanto la partenza perché avrei perso metà degli incontri, dietro insistenza mi disse :”oggi alle 12, ma non ce la farà ad avere il visto e poi noi non lo consigliamo perché a Londra , per il cambio aereo vi sarà solo un’ora di tempo e noi non garantiamo, potrebbe esserci nebbia”.

 Io ascoltai solo l’informazione che mi era necessaria “l’orario del prossimo volo: le ore 12” e  non mi lasciai scomporre da tutto il resto, dentro di me vi era la convinzione che ce l’avrei fatta.

Dissi alla sig.na :“Ci vediamo per le 12”, e lei:“non ce la farà”.

Si è aperta quasi una sfida tra noi.

 Ecco che inizio alle 6.35 a telefonare a tutti gli amici che avevo per chiedere di aiutarmi , cioè di venirmi a prendere per portarmi in Ambasciata, sapevo di avere le ore contate.

Ma nel momento del bisogno, dice un proverbio si riconoscono i veri amici, così di due che riuscii a trovare con il cell.acceso , tutti gli altri erano spenti, entrambi mi dissero: “ho un consiglio per te prendi il trenino”.

Forse è positivo pensare  che il Signore non volle darmi aiuti umani perché voleva essere il mio unico Amico che c’è sempre e voleva dimostrarmelo ancora una volta.

Armata di coraggio prendo il taxi verso l’ambasciata in Via Veneto a Roma. Arrivai alle 7,27, era ancora chiusa, avrebbe aperto alle 8,30.

Restai al freddo fuori con la mia valigia in attesa che aprissero, io pensavo che sarei entrata avrei illustrato l’urgenza e mi avrebbero messo un timbro immediato sul passaporto, ma non fu così.

Già alle 8,15 mettono un cartello all’ingresso e un “ceffo” mi informa che non sarei mai entrata quel giorno in ambasciata, di leggere il cartello.

Il cartello diceva di connettersi ad internet, di telefonare ad un numero verde….ma io avevo l’aereo fra 3ore e mezza come facevo a fare queste cose, al freddo fuori?

Decisi di andare all’altro ingresso, dovevo commuovere qualcuno, doveva esserci qualcuno disposto ad ascoltarmi!

Dopo insistenza mi danno finalmente un numero di un centralino.

Ancora chiuso. Era ancora presto. Passano altri minuti richiamo, mi passano un’infinità di persone poi alla fine una ragazza a cui spiego il motivo della mia urgente partenza “Partecipare ad una Conferenza importante a Washington”, questa persona sembra ascoltarmi ma mi dice “la  chiamo fra 15 minuti per darle una risposta”.

Era tutto così difficile,come mai?

Dopo 15 minuti questa voce “amica” mi apre alla speranza, mi dice che il Console è in riunione che non ha potuto avvisarlo però se voglio avvantaggiarmi di preparare i documenti.”I Documenti?”

Io pensavo fossero sufficienti i documenti di identità. Invece no.

Iniziano le istruzioni: va in banca per un bonifico (Pensate come fare ad andare in una banca con la coda quando hai i minuti contati che un aereo ti parte?), va in un posto internet o va in una agenzia che ti aiuti…

Scelgo di andare in una agenzia non molto lontana, ecco che mi sposto con valigia e vado. Agenzia chiusa, mancava qualche minuti alle 9,30.

Attendo, arriva una ragazza che  si dichiara incompetente,dovrò attendere la Collega che arriverà alle 10. Sembra tutta una congiura per farmi perdere  tempo!

Per avvantaggiarmi mi viene detto di andare in Banca per il versamento e… fare le foto dal fotografo.

Ecco, anche le foto!!!

Faccio queste due cose. In banca resisto un po’ alla coda poi chiedo la cortesia.

Torno in agenzia alle 10 la ragazza non era ancora arrivata.

Sollecito, chiedo aiuti alle ragazze dell’ufficio”Non credo sia una pratica tanto difficile, aiutatemi voi!” Nulla , un muro. Non vogliono, hanno altre cose, non è loro competenza, non si commuovono affatto all’idea che stavo per perdere un aereo.

Finalmente arriva la persona giusta, con una calma straordinaria  riempie i moduli, controlla che tutto è a posto e dice che avrebbe avvisato l’Ambasciata che stavo arrivando.

Io al momento non sapevo ancora se il Console era stato rintracciato e se avesse accolto la mia urgenza.

Arrivo al cancello e il gendarme al mio nome mi fa passare, supero finalmente la sbarra.

Ma prima di entrare vi era un’ulteriore coda fuori, vi erano tre persone alle quali spiegai che mancavano pochi minuti alle 11 che per le 12 avevo un aereo. Gentili mi dicono che potevo passare, arriva il gendarme e fa entrare ad uno ad uno le tre persone. Io ero sconvolta.

Sembrava lo facesse apposta proprio perché sapeva che avevo i minuti contati. L’altro agente mi disse che quelli erano americani che avevano la precedenza. Io ero senza parole!!!

Sembravano tutti incuranti della mia urgenza.

Finalmente arriva il mio turno, entro e conosco la voce “amica” che mi aveva guidata con le istruzioni e dato uno spiraglio di speranza di riuscire la mattina.

Come se ci fosse bisogno mi dice di dire al Console che avevo fretta.

Finalmente vedo oltre una finestra vetrata il Console, mi guarda, guarda i documenti,prende le impronte digitali, è incurante della mia fretta e mi dice di sedermi.

Immaginate a sedervi quando ogni minuto può essere l’ultimo indispensabile. Avevo l’aereo alle 12! Mancava solo un’ora per arrivare a Fiumicino, per fare il cambio biglietto aereo, il ceck in ed imbarcarmi!!!

Il Console inizia un’altra pratica, sta oltre 10 minuti con questa, le rifiuta il visto.

Quando finisce mi avvicino allo sportello. Mi zittisce ordinandomi di sedere. “ ….Non è pronta.”

5 minuti eterni o forse 10.

Rispunta la voce amica: “Vieni” vado al suo sportello :”Ecco il tuo passaporto, ce l’abbiamo fatta, corri!”

Le tocco le dita attraverso la fessura dello sportello per darle la mano, ci sorridiamo a vicenda e corro fuori alla ricerca di un taxi.

Recupero la mia valigia che avevo dovuto affidare ad un chiosco di giornali perché in Ambasciata era proibito entrare con  essa e prendo il taxi:all’aeroporto, voli – dico al taxista- ho l’aereo alle 12!”.

Il taxista corre, ma i semafori li trovavamo tutti rossi, questi momenti di stop al semaforo sembravano eterni, il mio occhio era di continuo all’orologio, il taxista  secondo la sua visuale  umana iniziò a dirmi che non ce l’avrei fatta, che come avrei potuto fare tutto all’aeroporto?

Io gli dico per favore di concentrarsi sulla guida e di non preoccuparsi di quello che sarebbe accaduto all’aeroporto, “affrontiamo gli ostacoli uno alla volta, è da stamattina che faccio così, ora c’è l’ostacolo di arrivare il prima possibile all’aeroporto” .

Non so se in  quei momenti che per me erano sembrati eterni, l’orologio si fosse  bloccato ma noi da miracolo eravamo all’aeroporto, avendo oltrepassato tutto il traffico mattutino di Roma alle 11,40. Era un miracolo!!!

Dovevo correre allo sportello del British sperando che la ragazza che faceva  servizio la mattina fosse lì e mi riconoscesse.

Neanche il tempo di arrivare allo sportello lei era già fuori, corre verso di me e urla :”forza al ceck

In ce l’hai fatta!” Disse meravigliata.

Parla con la persona del ceck in dice di fare un cambio volo. Una impiegata a fianco continua a dire che il mio passaporto non andava bene era quello vecchio, io insistevo che avevo appena ricevuto il visto quindi andava bene, la ragazza del British prende il mio passaporto, controlla e dopo 5 minuti torna dicendo che andava bene, la valigia …”la imbarchi perché è pesante”,non c’era tempo la ragazza del British ordina che potevo portarla con me.

Ok. Ceck in fatto, passo al controllo, corro verso il gate,C33,prendo la navetta, non era vicino, corro, finalmente lo vedo il  gate 33. La ragazza  dell’appostazione C33 mi vede, chiama il mio nome io accennò di sì con il capo e mi dirigo verso di lei, “vada!” scendo la rampa, trovo l’aereo, entro, mi siedo, mancano 5 minuti alle 12,15. L’ora esatta di partenza dell’aereo non erano le 12 ma le 12,15. Per  fortuna!Avevo avuto quei 15 minuti in più che non sapevo di avere e che mi permettevano di essere in orario prima della  chiusura dell’oblò.

Avevo 5 minuti per rassicurare un collega del gruppo che ce l’avevo fatta e per mandare un messaggio al mio superiore. Stavo partendo dopo lunghe peripezie per Londra/ Washington.

Cosa ne traggo da questa vicenda: “IL MIO DIO ARRIVA SEMPRE”

Nessun amico era disponibile per me, nessuna fatica umana mi è stata risparmiata, né il freddo, né l’ansia, ma la mia determinazione, la mia cocciutaggine da abruzzese, lo sfondare le porte con tutte le forze spirituali che potevo.

Alla mia testardaggine Gesù apre, ha aperto una porticina alla volta e passo dopo passo mi ha condotta in  tutto quell’iter burocratico.

In time.GESU’ è stato in time. Io sono arrivata in time.

L’aereo a Londra fu in time.Per la coincidenza con Washington fui in time.

Grazie Gesù sei l’unico Amico che c’è sempre,a qualunque ora e per qualunque evenienza.

Posso solo concludere rivelando quale fosse la forza interiore che mi dette la spinta a non arrendermi di fronte  a nessuno di quegli ostacoli che mi si paravano davanti: in tutto il tempo un’unica giaculatoria si affacciava alla mia mente:” Santo Spirito Vieni” Qualsiasi altra preghiera o invocazione era impossibile da formulare.

Solo “Spirito Santo Vieni”,sapevo che solo Lui poteva risolvere un problema che gli umani hanno detto:”oggi proprio NO”.

Per la ragazza del British fu “No, oggi non ce la farai”, per il gendarme dell’Ambasciata” telefona prenota e vieni fra una settimana”, per il tassista “ non come potrai farcela? Non è possibile”.

Mai queste asserzioni mi sono entrate dentro,Mai dentro di me è passato il pensiero che non ce l’avrei fatta, che avrei perso l’aereo. Mai.

Dentro di me sapevo che il Signore tramite persone umane mi aveva invitata in America per andare a conoscere questa Organizzazione, per me il Signore mi voleva in America, quindi non potevo pensare che per un semplice visto americano io non sarei entrata in America.

Alleluia al Signore.

Ricordo quella storia di S.Teresa quando lei chiese a Gesù dove fosse quando lei ebbe un momento grave di prova e Gesù le rispose grosso modo così:”Volevo vedere come combattevi!”.

Gesù ci allena ad essere atleti nello spirito. Gloria  a Lui che compie sempre tutto quello che vuole!                        

Avv.Anna Catenaro