Fate quello che Egli vi dirà

18 Nov 2009 | 2004-2010

“Fate quello che Egli vi dirà”

Autorità e amici, il tema assegnatomi è estremamente impegnativo, perché esso riprende le uniche parole dette dalla Madonna e riferite nel vangelo.

<<Fate quello che Egli vi dirà>>. Queste parole sono riportate da S. Giovanni l’Evangelista, nel suo vangelo, il quarto, che simbolicamente pone la Madonna all’inizio della vita pubblica di Gesù e poi la metterà alla fine, ai piedi della croce allorquando Gesù morente indicò la madre al figlio S. Giovanni e a Giovanni indicò la madre.

Quindi S. Giovanni, giovanissimo, “arruolato” tra i primi apostoli ricorda perfettamente l’episodio delle nozze di Cana.

Nozze di Cana che il catechismo della chiesa cattolica, assurge a simbolo di quella che è  la festa finale. Cosa c’è di più gioioso e di più festoso di un banchetto nuziale?

Ebbene, la festa in cielo alla fine dei tempi sarà un grande banchetto.

S. Giovanni viene a sottolineare che non si tratta di una parabola, ma di un episodio effettivamente verificatosi, e sottolinea tanti punti, che adesso andremo a rivelare.

Tre giorni dopo, capitolo secondo del vangelo di S. Giovanni, uno sposalizio a Cana di Galilea e c’èra la madre di Gesù.

Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli, nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: <<Non hanno più vino>>.

E Gesù rispose: <<Che ho da fare con te donna? Non è giunta ancora la mia ora >>. La madre dice ai servi: <<Fate quello che egli vi dirà>>.

Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.

Gesù disse loro: <<Riempite d’ acqua le giare>>; e le riempirono fino all’orlo.

Disse loro di nuovo: <<Ora attingetene e portatene al maestro di tavola>>. Ed essi gliene portarono.

E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse, (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: <<Tutti servano da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono>>.

Così Gesù diede inizio, ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Dopo questo fatto discese a Cafarnao insieme con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni, quindi inizia la vita pubblica di Gesù.

Inizia la sua predicazione dopo i trenta anni di vita nascosta, come, diremo oggi, lavoratore autonomo; come carpentiere nella ditta, diremo ogg, del Padre Giuseppe.

E’ interessante l’insegnamento dei Padri della chiesa, dello stesso magistero…

La madre di Gesù partecipa, ma non è spettatrice passiva, è una spettatrice attiva.

Si inserisce e si occupa delle cose dei suoi figli spirituali; è presente, non viene ad essere servita al banchetto, ma serve, collabora ella stessa e… nota il bisogno: <<E’ venuto a mancare il vino >>.

 A quell’epoca i banchetti erano aperti a tutti i viandanti, chi voleva poteva partecipare.

Ella rivela il bisogno senza che nessuno glielo faccia notare, indica a Gesù il bisogno, si rivolge a Gesù non con la preghiera: <<Per favore stai attento non hanno più vino. Puoi fare, qualcosa per loro?>>.

Indica il bisogno, esso stesso,e questo, indicato dalla madre, è preghiera .

Maria dà anche un insegnamento, un mezzo al fine, fate quello che egli vi dirà, seguite l’insegnamento di Gesù.

Gesù vi dirà qualcosa, fatelo, mettetelo in pratica e le Vostre domande, le domande di grazia saranno esaudite.

Gesù da prima, ha un atteggiamento che apparentemente potrebbe essere giudicato, per così dire, poco affettuoso nei confronti della madre. <<Cosa mi stai chiedendo?>> Non ho programmato di fare oggi questo miracolo! Non ho programmato di dare inizio oggi alla vita pubblica!

Non rientra nei miei piani! Ma, ecco che mentre la provvidenza Divina, da questo episodio indica quanto sia forte, convincente ed efficace la preghiera Mariana, addirittura, una preghiera che è capace, di far cambiare i piani di Dio!

Gesù dapprima resta insensibile, poi procede ad esaudire, e non agisce con la bacchetta magica della fata turchina della favole, non pronuncia aba cadabra…, dei maghi televisivi, ma si serve dell’uomo.

Si serve dei mezzi umani che poi mitizza, trasforma, si serve dell’acqua, non fa trovare il vino nelle bottiglie, nei fiaschi che si usavano al tempo; ma chiede che vengano riempite le giare.

L’acqua dell’uomo diventa il vino buono al di là di ogni previsione, per opera di Gesù.

Quanti e quali insegnamenti  questo episodio ci può fornire.

Questo episodio ha consentito ai Padri della chiesa, di individuare in Maria, l’onnipotenza supplicante, l’onnipotenza orante, di serva di Dio. Il Santo Padre, Giovanni Paolo II,  di venerata memoria, lo ha indicato espressamente nella sua omelia del 21 ottobre 1979. <<Maria è l’onnipotenza orante>>.

Ma come è bello, ricordare anche le parole di Dante Alighieri nel cantico trentatreesimo  del paradiso…

Come è importante la preghiera Mariana.

Prima nella introduzione dell’Eccellenza Mons. Cuccarese, si è ricordato un nostro collega di appena qualche secolo fa:Alfonso Maria De’ Liquori.

S. Alfonso Maria evidenzia nei suoi sermoni compendiati, questa sua sensazione, emozione, commozione: Se la Madonna, ha fatto quella grazia a Cana, senza essere stata richiesta, dagli sposi, quanti e quale grazie Ella ci potrà ottenere se noi la preghiamo?

 

Com’è bello, ricordare, Paolo VI nella Marialis cultus, il quale riprendendo un tema molto caro a S. Tommaso D’Aquino, si sofferma sull’intenzione: <<Le grazie divine vanno al di là di ogni previsione>>.

Bastava una piccola giara per arrivare alla fine; si era già alla fine del banchetto; perché sei giare di quella mola enorme piene fino all’orlo? La caritas,  l’amore divino va al di là, recepisce l’istanza dell’anima, recepisce la preghiera dell’uomo, ma l’abbondanza della sua grazia, e non la misura, soddisfa i desideri umani, ma in relazione all’amore di Dio, a Colui che è amore, lo stesso S. Giovanni ce lo ha rivelato nella sua prima lettera.

Tutto questo si potrebbe dire, è molto bello, molto interessante, ma quando io Tizio , io Mario Rossi esco da questa porta, esco da questo palazzo di giustizia,  tutto ciò, cosa mi può dire, cosa mi può aiutare a fare?

Allora è importante ricordare che l’avvocato, il giurista, l’operatore della giustizia, è come tanti altri professionisti, è chiamato per quello che è alla santità; è chiamato a seguire Cristo.

Il Concilio Vaticano II  lo ha definito la chiamata, la vocazione universale alla santità.

Gesù non è venuto ad insegnare una teoria politica ed economica più o meno avvincente, più o meno seducente, più o meno attraente, non è venuto a rivelarci una ideologia, è venuto a portare se stesso, non parla di altri, parlo con autorità propria.

E’ lui il Legislatore, non applica una legge altrui,  è venuto ad offrirci il suo esempio, la sua persona, e in particolare per noi professionisti, la vita nascosta di Gesù, nascosta nei trenta anni prima di Cana, il lavoro indefesso, l’impegno alla laboriosità, la correttezza professionale, ma anche il rigore professionale.

Sono esempi, perché sono sassolini da gettare sul percorso, come novello pollicino,

verso la meta di un qualche cosa che non è terreno, che non è la parcella, che non è la semplice ricompensa o la soddisfazione, ma che è la vita eterna.

Ciascuno di noi deve allora a  mio avviso fare mente locale sul fatto che alla sera della vita, come dice S. Giovanni della croce, saremo giudicati dall’amore.

Saremo giudicati cioè dalla nostra corrispondenza alla grazia.

Pensiamo un attimo quanti e quale grazie ha ricevuto un certo Giuda Iscariota, membro del collegio apostolico, chiamato alla sequela di Cristo, ministro del tesoro,

perché gestiva lui le risorse di Gesù e poi l’ha tradito, è stato, non un difetto della grazia ma della corrispondenza alla grazia.

<< Fate quello che egli vi dirà>>.

Che bello ricordare che proprio tre anni or sono oggi , Giovanni Paolo II° canonizzando S. Padre Pio da Pietralcina  esaltava la devozione Mariana.

Allora quell’insegnamento del vangelo di cui alla nostra odierna riflessione, come è bello assumerlo a polo di riferimento, come è bello acquisirlo a parola d’ordine della intera esistenza terrena, nella certezza di vivere non nel  timore servile, ma un timore di figli perché alla sera della vita ci sarà un giudizio, e a quel giudizio potremo arrivare con il peso dei nostri peccati.

Ma il peso dei nostri peccati, enormi, non sarà nulla rispetto al peso della grazia misericordiosa divina; e quale mezzo più bello, più efficace, che non servirsi di Colei che è l’autostrada per raggiungere il cielo?

Voglia davvero, la Madre del Signore, voglia davvero nostra Madre, che sempre ci  sia vicino in tutte le vicende della nostra vita, nessuno escluso, darci la sua sapienza, darci il suo aiuto; aiuto che presuppone sempre, ricordiamocelo, la nostra libertà.

S. Agostino diceva: colui che t’ha creato senza il concorso della volontà, non ti può salvare, senza il tuo consenso, senza la tua volontà.

La nostra volontà,sia la volontà di un figlio di Maria.

I padri della chiesa avevano questo motto: a Gesù per Maria, che tutta la nostra professione sia sacrificio offerto sull’altare della nostra vita quotidiana, e sia offerto per mezzo di Nostra Madre,  a Colei che tutto può per la nostra salvezza, per il bene eterno, per conseguire quell’eternità, quella vita eterna, che indusse S. Pietro a scegliere Gesù.

Gesù io ti seguo, perché tu solo hai parole di vita eterna.

Grazie.  

Avv.Giangiacomo Bausone
Pescara, 16 giugno - 2005